DVD 1: il concerto

Sono passati 20 anni da quando i Dream Theater hanno iniziato a stupire con i loro capolavori e a dopo 20 anni possiamo ben dire che di concerti loro se ne intendono eccome! Ad un anno di distanza dal controverso e spesso criticatissimo Octavarium i cinque americani vanno in scena presentandoci la loro carriera. Come al solito i Dream Theater pensano in grande quando si tratta di organizzare concerti e di certo non sono stati da meno neppure questa volta! Il palcoscenico scelto è il mitico e oserei dire leggendario Radio City Music Hall; quale scenario migliore per celebrare una lunga carriera di successi? Il sipario si alza e sul video iniziano a scorrere immagini che compongono cronologicamente il mosaico che i cinque americani hanno faticosamente costruito anno dopo anno. Sono immagini dei cinque americani durante la loro prestigiosa carriera e noi siamo pronti a ripercorrerla attraverso questo spettacolare live. Voi siete pronti? Si parte!

Gli effetti sonori e i colpi su tamburo di Portnoy non lasciano alcun dubbio, si inizia (com'era assolutamente prevedibile) con la potente e aggressiva "The root of all evil" ed il publico si infiamma. Sin dall'inizio abbiamo l'impressione che questa volta LaBrie non vuole deludere i fan e ci riesce benissimo sfoggiando una prestazione di altissimo livello. Ma anche gli altri quattro musicisti non sono da meno, ma questo lo sapevamo già visto che ci hanno da tempo abituati a livelli tecnici sorprendenti. Segue "I walk beside you" una canzone che è stata sommersa da critiche e persino profondi disprezzi da parte dei fan tradizionalisti, ma la magia che pervade tutti live dei Dream Theater prende vita e anche "I walk beside you" riesce a strappare grandi emozioni grazie soprattutto al cantante canadese. Ma non era più logico proporre una scaletta che cronologicamente percorresse la carriera dei nostri eroi? Detto fatto. La macchina del tempo ci riporta al lontano 1985 anno in cui i Dream Theater, anzi è più corretto dire i Majesty, erano poco più che ragazzi, ma nonostante la giovane età già allora erano in grado di sfornare pezzi incredibili. E "Another won" è lì che ce lo dimostra. Molto interessanti le evidenti variazioni che la canzone ha subito ed ancora una volta nasce nel cuore dei fan quel desiderio che vede i Dream Theater tornare in studio e riproporre il sottovalutato "When dream & day unite" con LaBrie al microfono.

Si salta al 1989 e i cinque ci fanno assaporare uno dei pezzi più belli del loro primo album: After life. Livello tecnico altissimo per tutti i componenti della band e un Petrucci che ci lascia a bocca aperta con quel suo assolo ai tre quarti della canzone. E il pubblico esplode per lui! Ora arriva che il momento che tutti hanno aspettato. La macchina del tempo fa un salto di tre anni in avanti e ci porta nel magico mondo di Images&Words, l'album più bello e apprezzato dei Dream Theater. Qui c'è davvero l'imbarazzo della scelta pochè tutte le canzoni sono straordinarie. I cinque musicisti scelgono un classico del loro repertorio e ci propongono la stupenda "Under a glass moon" e ancora una volta prestazione assolutamente perfetta con un Portnoy eccezionale ed un Petrucci ancora una volta straordinariamente preciso e incisivo. Ma ragazzi anche LaBrie stasera è in stato di grazia e gli acuti di questa song ce lo dimostrano.

Anno 1994 è il momento di Awake. Ma quella sembra proprio "Innocence faded"! Ed è proprio lei, un pezzo che non sentivamo in un live da molti anni e che stasera abbiamo la possibilità di ascoltare e apprezzare con un LaBrie ancora una volta protagonista indiscusso. Si passa così alla non esaltante "Raise the knife" brano ricordiamo escluso da Falling into infinity. Ma ora è il momento di dolci e intense emozioni e una breve ma suggestiva intro di Petrucci ci accompagna alla intramontabile e classica The spirit carries on ed è grande spettacolo! Si chiude così la prima parte del concerto e ci si prepara per un grande secondo tempo. Questa volta non ci sono solo i Dream Theater sul palco del Radio City Music Hall. Ad accompagnarli fino alla fine c'è un'intera orchestra composta da ben 30 elementi . Siamo pronti a goderci la seconda parte dello spettacolo. Le sinfonie dell'orchestra non lasciano dubbi, ci prepariamo ad ascoltare l'intera suite "Six degrees of inner turbulence". I singoli pezzi della lunghissima canzone scorrono via velocemente lasciando davvero il segno e ancora una volta la band riesce a dare il massimo. Non siete ancora sazi di dolci e oniriche emozioni? Allora andiamo avanti e vediamo cosa è in grado di tramettere una straordinaria versione live di "Vacant", impreziosita dai 30 elementi dell'orchestra e dalla voce intensa e dolce del cantante canadese. Ma ora è il momento di ritornare all'ultimo album e i Dream Theater lo fanno con una lenta e tranquilla "The answer lies within" che pian piano ci porta sulle note della toccante "Sacrified Sons". Le immagini delle Twin Towers fanno da intro al pianoforte di Rudess e senza accorgercene progressivamente la canzone sfocia in una melodia potente e incalzante. A questo punto i fan si chiedono: dov'è la bellissima title track? Accontentati! Rudess inizia a giocare con il Continuum (strumento in grado di produrre un suono simile ad una lap steel guitar) e "Octavarium" è pronta a stupire!Viene proposta l'intera suite e il tutto viene per l'ennesima volta eseguito in maniera impeccabile. Ognuno fa il suo lavoro a dovere e si sente! "Octavarium" scorre maestosa e avvertiamo la sensazione di essere arrivati al capolinea. Ma sarà davvero la fine? I cinque americani ci hanno davvero offerto tutto? No! Manca ancora il capolavoro assoluto, la perla della loro carriera: "Metropolis, Pt. 1: The Miracle And The Sleeper" ed è subito delirio. Ma sorpresa! Quella proposta è una versione particolare accompagnata dall'orchestra sinfonica. "Metropolis" accompagnata da una orchestra? È mai possibile? Sì ed il risultato è apprezzabilissimo. Questa volta siamo davvero arrivati alla fine e non ci resta che alzarci in piedi e applaudire a questo gruppo che ha saputo rendere omaggio ad una carriera straordinaria che durerà, si spera, ancora a lungo tra plausi e aspre critiche.

DVD 2: contenuti speciali

Tutti i fan ormai conoscono la storia dei Dream Theater. Tutti l’hanno letta in qualche sito o su qualche rivista, ma l’ avete mai ascoltata dalle bocche dei diretti protagonisti? Score vi offre un documentario di circa 56 minuti in cui i membri della band raccontano passo dopo passo i momenti difficili e quelli esaltanti di una lunga e straordinaria carriera nel mondo della musica. Insieme a loro visiteremo i luoghi in cui hanno suonato da ragazzi, carpiremo le loro emozioni nel rivedere quei posti così lontani nel tempo. Non pochi sono i problemi che hanno ostacolato l’ uscita di ogni album, soprattutto nella prima fase della carriera (com’ era logico aspettarsi), dove le case discografiche premono per avere canzoni di grande impatto commerciale soffocando indirettamente la vena creativa dei cinque ragazzi. Ma Portnoy & Co. non ci stanno e si ribellano. Il resto è storia. Sono presenti nel corso del documentario anche brevi interviste ai vecchi protagonisti dello scenario Dream Theater quali Charlie Dominici, quasi irriconoscibile coi capelli corti e Derek Sherinian con il suo look intramontabile. Alla fine Portnoy decide di lanciare uno messaggio che è tanto scontato quanto veritiero: per avere successo bisogna dare il 100%. Questo di certo lo sappiamo tutti ma dopo aver ascoltato la loro storia diciamo pure che ora ci crediamo di più ed è questo l’ intento di Mike. Ma andiamo avanti.

Credete che le sorprese sono finite? E invece no! Trovate una sorta di video di "Octavarium" in cui i cinque membri sono dei cartoni animati! Come scelta è abbastanza simpatica ma è alquanto insignificante. Diciamo pure che va visto giusto per farsi qualche risata, soprattutto quando si osserva il personaggio cartone di Portnoy. Infine, ed è qui il pezzo forte del disco 2, ci sono tre brani tratti da tre grandi concerti. Si inizia con la stupenda ed emozionante "Another Day" proposta al leggendario Live in Tokio nel lontano 1993 quando alle tastiere c’ era ancora il caro Kevin Moore. Come al solito canzone molto toccante così dal vivo come nell’ album originale anche se LaBrie non è proprio in perfetta forma. Si salta al 2002 al Live in Bucharest e i cinque musicisti ci propongono una delle canzoni più belle e incisive dell’ album Six degrees of inner turbulence: "The great debate". Ogni membro dà il massimo eccetto il solito LaBrie che spesso nei live ci ha un po’ deluso. Si parte dall’ instancabile Myung per poi passare ai veloci assoli di Rudess e di Petrucci entrambi sempre impeccabili così come Portnoy alla batteria. Per finire, viene proposta l’ aggressiva e ultrapotente "Honor thy father" tratta da Train of Thought. Siamo nel 2005 al Live in Chicago e questa volta anche LaBrie vuole essere un protagonista, ma per una canzone così incalzante al solito è la sezione strumentale a lasciare il segno. “Don’ t cross the crooked step” grida Portnoy e inizia la tempesta di note in cui Petrucci e Rudess sembrano in perfetta sintonia con quegli assoli che pochi sanno eseguire.

Siamo giunti alla fine di questo secondo disco e ancora una volta possiamo ritenerci soddisfatti del materiale bonus presente soprattutto per i pezzi live che non fanno altro che testimoniare ancora una volta la grande tecnica dei Dream Theater.

Carico i commenti... con calma