L’idea embrionale di questo album nacque anni fa ma si è concretizzata solo lo scorso anno, al Theatre at the Wynn Las Vegas, alla luce del successo conseguito al termine dei concerti tenuti nella città statunitense, con i componenti della band mascherati in maniera bizzarra per l’imminente Halloween. La scaletta dell’evento prevedeva cover del passato e di altri artisti il cui comun denominatore era attribuibile, in qualche maniera, alla festa di origine celtica.
Meraviglia la prolificità a due anni esatti di distanza dall’uscita dell’ultimo e fortunato Future Past; va ricordato che hanno ben oltre 60 anni e il fuoco che alimenta la loro arte è ben lontano dallo spegnersi a tutto vantaggio delle fanzine in giro per il mondo.
I momenti deboli sono rappresentati dalla loro Love Voudou (non si può fare un miracolo se l’originale è brutta senza sé e senza ma), Paint It Black dei Rolling Stones che suona come un karaoke distrattamente cantato a Manila o Seoul e dalla pretenziosa e non del tutto riuscita Bury A Friend di Billie Eilish.
L’apertura è affidata alla spettrale cover di Nightboat, un classico Duran Duran del 1981 dove l’ispirato Nick Rhodes con i suoi synt disegna magistralmente trame oniriche. Il primo inedito viene fuori dalla sinergia con Nile Rodgers ragion per cui le aspettative sono alte ma vengono parzialmente disattese perché Black Moonlight, che è un pezzo allegramente funky, è scarno di arrangiamenti e produzione rispetto ad altri lavori composti insieme al chitarrista cofondatore degli Chic. Danse Macabre prosegue l’andamento dell’ultimo ventennio delle title track distanti dalle loro melodie (ad esclusione di All You Need Is Now, successo planetario che dava il titolo all’album del 2010). Interessante e arabeggiante Ghost Town dei The Specials mentre Spellbound simboleggia un momento catartico nel periodo forse più dark dei grandiosi Siouxsie and the Banshees.
Difficilmente il quartetto di Birmingham pubblica album privi di canzoni degne di nota e Danse Macabre non si sottrae a questa felice consuetudine: la cover dei Talking Heads Psyko Killer possiede un maestoso incedere di basso e batteria; Secret Oktober 31st era una piacevole b/side del 1983 e questa versione arrangiata e cantata magistralmente diventa ancora più coinvolgente ed elegante; Supernature di Cerrone, pezzone disco fine anni ’70, quando la si ascolta conviene restare seduti perché sprigiona energia da tutte le note; la fusione tra la meravigliosa Last Chance On The Stairway (uno dei brani dei Duran Duran più rappresentativi della new wawe degli anni’80 - 2 minuti e 34 secondi di Musica splendida) e Super Freak di Ricky James crea Super Lonely Freak una canzone davvero sorprendente che avrebbe meritato di chiudere in bellezza al posto del “triste” e lagnoso inedito Confession In The Afterlife.
Chi conosce approfonditamente la loro discografia probabilmente si chiederà il motivo della rilettura di Love Voudou invece di canzoni più valide tipo Shadows On Your Side o Come Undone o Vertigo oppure altre presenti nel loro portafoglio artistico nel cui titolo si rappresenti qualcosa di cupo e scuro riconducibile ad Halloween.
Il grande ex Andy Taylor è stato riassorbito in questa occasione; l’amico di sempre Simon Le Bon, alla luce delle sue precarie condizioni di salute, la scorsa primavera si è recato direttamente a Ibiza dove risiede il “vecchio” quinto componente a registrare le parti che interessavano la sua chitarra. Altri due famosi musicisti presenti sono Victoria De Angelis che si ascolta nel basso elettronico di Psyko Killer e il coautore di Ordinary World e tanti altri brani di successo Warren Cuccurullo, anche lui ex della band, relegato purtroppo alla chitarra in Love Voudou.
In definitiva un album che scorre piacevolmente e che si ascolta con interesse, ben suonato, arrangiato con dovizia di particolari, cantato con professionalità e con una copertina adatta al titolo fornita direttamente dalla collezione fotografica privata di Nick Rhodes. Certo che John e Nick, adolescenti ragazzi biondini e mingherlini di Birmingham, quando a fine anni ’70 andavano ai concerti di Mick Ronson e dei Japan nei teatri intrisi di fumo a Londra e sognavano di fondare una band dal successo planetario, ne hanno fatta proprio tanta di strada.
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