La ricerca sulla scarnificazione del suono continua.

Gli Earth di Dylan Carson (ricordiamo: l'uomo che ha trasformato, nel bene e nel male, Kurt Cobain da rockstar in leggenda), della moglie Adrienne Davies, del bassista Don McGreevy e del tastierista Steve Moore propongono con il nuovo "The Bees Made Honey In The Lion's Skull" una ulteriore prosecuzione nel solco aperto da "Pentastar: In the Style of Demons" (forse il mio disco preferito degli Earth) e scavato con "Hex: or Imprinting the Infernal Method" (e dalla autorilettura di "Hibernaculum"): estenuanti canzoni descrittive basate su rarefatti riff chitarristici molto intensi e su un drumming lento e ipnotico.

Si tratta di un album molto debitore alla psichedelia (è presente spesso un organetto Hammond), ma con elementi riconducibili alla tradizione musicale nordamericana dal jazz (esemplificativa la presenza in tre tracce del twang chitarristico di Bill Frisell) al country/gospel, un album che comunica e suggerisce sensazioni "western" (non a caso, Carson cita il film "Dead Man" di J. Jarmusch come fonte di ispirazione) e che si allontana decisamente dagli eccessi DroneMetal (per quelli, chiedere ai Sunn O))), please). Dai temibili primordi di "Extra-capsular extraction/Earth2/Phase3" di derivazione lamonteyoughiana, i nostri si avvicinano ancora di più a un forma-canzone personale basata sulla diliatazione dei suoni, sulla loro essenzialità e perfezione, in alcuni frangenti richiamano prepotentemente un immaginario post-morriconiano attraverso una sorta di folkmusic del XXI secolo (la track "Rise To Glory"), in altri suggestioni (medio)orientali che estraneano l'ascoltatore anche con l'aiuto di un tappeto pianistico ("Hung from the Moon").

Accanto agli entusiasmi non si può non notare che qua e la fa capolino una certa noia dovuta ad una eccessiva ridondanza e un eccessivo barocchismo, sensazione che comunque sono molto soggettive e umorali.
Gli Earth si presentano al pubblico, quindi, con un album che forse rappresenta il loro capolavoro, monotono (da non intendersi come un difetto), magniloquente e foderato da suggestioni ipnotiche: come se negli anni della maturità (e dopo essersi disintossicato), Carson avesse sedato il dronedemone sotto una coltre Folk di perfezione espressiva e cura maniacale dei dettagli.

Carico i commenti... con calma