Con questo secondo disco gli Editors provano a fare un passetto spostandosi avanti rispetto a prima.

Abbiamo di fronte una band che sicuramente sa il fatto suo e già si era fatta conoscere precedentemente col fortunato esordio "The Back Room". Tuttavia qui le influenze vengono ampliate e la cappa di oscurità e quelle istantanee fotografiche in bianco e nero che si dissolvono lasciando trapelare degli spiragli di luce, che pian piano colorano la giornata.

A sostegno della mia tesi abbiamo "Smokers Outside The Hospital Doors" un pezzo che già lasciaintravedere il cambio di rotta con il suo mood enfatico e maestoso in cui il vocalist Tom Smith e il suo particolare timbro caldo e profondo che si adatta alla perfezione. Un inno alla gioia che esplode in un gustoso ritornello.

La title-track "An End Has A Start" invece sembra uscita dritta dal primo disco con le sue atmosfere cupe, in cui gli arcobaleni e il cielo azzurro spariscono di colpo e si viene catapultati in una fantastica spirale nottura. Gli Editors insomma si giocano subito le cartucce migliori in apertura, lasciando invece l'ultimo asso nel proseguio dell'opera.

"Weight Of The World" scivola via senza regalari troppi sussulti rispetto alle precedenti, mentre la seguente "Bones" fa il paio con la title-track, valendo il discorso fatto in precedenza per quest'ultima.

La parte centrale del disco si apre con una discreta "When Anger Shows" affresco in cui Tom e soci riaprono di nuove porte e finestre facendo entrare in casa un sole primaverile. Ma i fuochi d'artificio arrivano con "The Racing Rats" (ecco la terza cartuccia sparata) spettacolare mix letale di gustosi riff di chitarra (courtesy of Tom Smith e Chris Urbanowicz) che fanno da impalcatura e un saltellante pianoforte su cui si eleva di nuovo la prestazione di mister Smith che dà il meglio di se toccando il climax in un refrain a dir poco epico e coinvolgente.

Bisogna rallentare, a 600m si esce dall'autostrada, scaliamo la marcia, riprendiamo la calma, asciughiamo il sudore ed ecco arrivare il lento "Push Your Head Towards In The Air" composizione semi-acustica impreziosita dai violini.

Le chitarre tornano a farsi sentire e da lontano arrivano echi di U2 "Escape The Nest", "Spiders" cambia registro e la segue subito in scia l'intima e riflessiva "Well Worn Hand" che vede l'istrionico frontman seduto in uno sgabello nella sua stanzetta intento a suonare il pianoforte.

Il viaggio è finito.

Ho ascoltato molte volte questo disco, e non è stato facile arrivare subito ad un giudizio univoco e definitivo. Il disco sicuramente ha dalla sua ottimi pezzi, che live faranno sfacelli, ma c'è anche qualche pezzo che coinvolge leggermente meno. Un disco per altro eterogeneo in cui ogni canzone si adatta ad essere ascoltata in un momento diverso della giornata.

Il consiglio è quello di provare ad ascoltare "An End Has A Start" (almeno per 7/10) nelle ore di luce piuttosto che in quelle di buio, magari rivolgendo lo sguardo fuori o affacciati sul balcone di casa.

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