L'uscita di "The Polite Force" sancisce la fine degli Egg che, scaricati dalla Decca prima e dal bassista e cantante Mont Campbell poi, non sopravvivono all'estate del 1972. Il tastierista Dave Stewart e il batterista Clive Brooks si ritrovano così ad abbandonare il progetto, entrambi non ancora all'altezza di poter sostituire il genio compositivo di Mont, il quale, nel frattempo (dopo aver passato un breve periodo a guadagnarsi il pane come idraulico), decide di entrare al Royal College of Music di Londra per seguire gli studi classici, dedicandosi all'apprendimento del corno (in Inghilterra chiamato "French Horn"). Dave allora vaglia altre proposte e prende parte alla realizzazione di "Space Shanty", primo e unico disco/capolavoro dei Khan di Steve Hillage, e al tour seguente, finché non viene contattato da Pip Pyle per entrare negli Hatfield and the North. Due anni dopo, grazie alla visibilità ottenuta dal suddetto gruppo, Dave riesce a strappare un accordo alla Virgin per poter pubblicare il terzo ed ultimo disco degli Egg, composto da pezzi che non avevano avuto la possibilità di essere registrati precedentemente e perciò rimasti inediti. Mont accetta la proposta di tornare momentaneamente con i vecchi compagni e di lì a poco "The Civil Surface" vedrà la luce, questa volta però grazie anche all'aiuto di numerose guests, come Jeremy Baines, Lindsay Cooper, Tim Hodgkinson, le Northettes e Steve Hillage.

Già dall'apertura dell'album si capisce subito quanto la contaminazione melodica con sfumature fusion proveniente dall'esperienza "hatfieldiana" di Dave sia destinata ad influenzare pesantemente le composizioni di Mont, donando a questo lavoro delle sonorità piuttosto ibride, che spaziano dallo sperimentalismo tecnico e complesso dei primi Egg, al Canterbury sound per eccellenza degli Hatfield, fino ad arrivare ad alcuni spunti di jazz caldo ed avvolgente, ma non altrettanto raffinato, di marca Gilgamesh (connubio incarnato poi perfettamente ed in maniera totale dai National Health).

Gli episodi migliori, nonché i più lunghi, danno spazio alle digressioni strumentali di Dave alle tastiere e all'organo ("Germ Patrol"), appoggiate impeccabilmente dalla perizia tecnica di Clive ("Enneagram") e dal cantato, profondo e incisivo nel caso di Mont ("Wring Out the Ground (Loosely Now)"), o acuto e dolce in quello delle Northettes ("Prelude"). I pezzi più brevi sono perlopiù incentrati sui fiati, sia nel loro utilizzo più classico, come dimostrano i due affreschi barocchi realizzati dal quartetto che vede Mont al corno, Maurice Cambridge al clarinetto, Stephen Solloway al flauto e Chris Palmer al fagotto ("Wind Quartet 1 e 2"), sia in quello più sperimentale, dove gli strumenti a fiato di Jeremy, Lindsay e Tim giocano con la batteria, alternando momenti scanditi a ritmo di marcia ad altri dove regna il più completo silenzio ("Nearch").

Nonostante non sia l'autore dei pezzi, Dave, grazie alla confidenza nata dalle esperienze in altri gruppi e alla conseguente crescita del suo stile personale, è il protagonista indiscusso di questa uscita discografica, che può essere vista come un passo intermedio verso il raggiungimento di un suono che troverà compimento grazie alla collaborazione di Alan Gowen poco tempo più tardi.

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