Voto:
...penso allo sfogliare svogliati quotidiani...
ragazzo tu nella penna tieni oro liquido al posto dell'inchiostro.
Sei un fuoriclasse e l'esposizione di un pezzo come questo rinfranca questo caro vecchio luogo della rete dal nome di Debaser, ultimamente inflazionato di squallide e ridicole controversie tra utenti che non hanno realmente niente da dire di interessante.
Però credo che non sia questo il posto per te. Sono vecchiotto purtroppo, e quindi sono di quelli che ancora credono nella carta stampata, e credo uno che scrive come te debba accedere quanto prima al mondo dell'editoria. Poi la rete va bene, ma viene per seconda. Chi scrive come te deve pubblicare libri.
Quanto all'opera in oggetto...amo questo genere ma lo pratico pochissimo, un opera di 504 minuti poi...è difficile che mi capiti sottomano. Magari la riduzione di 60...
In ogni caso il titolo mi rimarrà impresso per merito della qualità della segnalazione, hai visto mai che una di queste sere, su youtube...
Complimenti. Anche un pò di invidia. Ma poca e completamente sotto controllo.
Voto:
penso che la recensione contenga tutte le tematiche più importanti della vicenda di Dylan, soprattutto il suo rifiuto verso il ruolo di "menestrello della protesta sociale" appiccicatogli da stampa e pubblico, rifiuto che costituì la scintilla che diede fuoco alle polveri. La storia di Dylan rappresenta bene come il disagio, il rifiuto di un ruolo che non ti appartiene, possa portare ispirazione per scrivere e comporre capolavori.
Per questo e per la sua ricchezza di dati storici, è una recensione di qualità.
Solo su due punti non concordo.
Il primo è che non credo sia esatto storicamente il considerare qualcuno "inventore" di un genere. Tantomeno il folk rock. Certe correnti penso che fossero nell'aria, nessuno le ha inventate, alcuni hanno contribuito a delinearne i caratteri, chi prima, chi dopo. Nessuno credo "inventi" niente.
Il secondo punto è una faccenda del tutto personale, e cioè la valutazione complessiva dell'opera, che secondo me merita ben più di 3 stelle. Se dai 3 stelle a un disco come questo, tre quarti di tutta la musica rock finisce a scavare sotto zero.
Comunque ben fatto paolofreddie.
Voto:
scusate, errore di battitura nel penultimo rigo: nessuno è riuscito a convincermi che queste cose, che sono bellissime, è un peccato che appartengano al passato.
Voto:
trovo apprezzabile questa recensione non tanto per ragioni musicali (una buona produzione di George Harrison), quanto perché da conto di gesti e attenzioni ormai per lo più abbandonate dalle nuove generazioni: il rovistare tra i vinili di un mercatino, la scoperta di un titolo minore, il portarlo a casa insieme ad altri acquisti (tra cui un buon tabacco), mettere il vinile sul giradischi e accendersi la pipa, scoprire le virtù dei nuovi acquisti, soprattutto il girare il disco per sentire il lato b (veramente un gesto d'altri tempi), innamorarsi subito di un brano, apprezzare pure il tabacco.
Insomma, una classica solitaria domenica pomeriggio d'altri tempi, pratiche che attengono ad un rapporto con la musica che si è perso con l'avvento del digitale e della musica in rete.
Nussuno è riuscito ancora a convincermi che tutte queste cose sono bellissime ed è un peccato che appartengano al passato.
Per questo, e anche da grande fumatore di "Dunhill Nightcap" e di Balkan Sobranie, do cinque stelle alla recensione.
Voto:
recensione interessante.
Una piccola nota personale su Umberto Eco, con il permesso di Stanlio.
L'ultimo libro che ho letto di Eco è stato "Il Cimitero di Praga", un bellissimo romanzo con una storia intricata e avvincente.
Il protagonista, Simone Simonini, falsario e spia vissuto alla fine dell'ottocento, ad un certo punto della storia, costruisce il capolavoro della sua vita, al duplice scopo di lucro e diffusione di antisemitismo: un documento (appunto falsissimo) che da conto di una congiura di rabbini capi delle varie comunità ebraiche d'Europa, nel quale costoro espongono i loro piani per la conquista del mondo e la distruzione del cristianesimo. Simonini battezza la micidiale patacca come "Protocolli dei Savi di Sion".
Il grande Eco, come tante volte ha fatto nei suoi romanzi, si ispira ad una vicenda realmente accaduta, la storia di questo falso documento "I Protocolli Dei Savi Di Sion", realmente confezionato dalla polizia segreta zarista all'inizio del novecento per diffondere l'odio antisemita.
Poi, una decina di giorni or sono cosa leggo sul giornale? Che il senatore del M5S Elio Lannutti ha twittato un articolo richiamando "I Protocolli dei Savi di Sion" come se fosse un documento autentico.
Peccato che Umberto Eco non è più tra noi. Chissà cosa avrebbe detto al pessimo senatore.
Scusatemi se ho un pò divagato.
Il succo è che i romanzi di Umberto Eco meritano sempre.
Voto:
Lunga vita!
Voto:
...e va bene, mi hai convinto DavidWillpower. Me lo sono procurato e appena trovo il tempo me lo ascolterò con calma.
Voto:
Pezzo degno di una delle più grandi avventure del secolo, qual'è stata l'avventura dei Doors, così breve e intensa.
La parte più divertente, secondo me, è la descrizione di cosa devono essere stati quei quattro isolati tra il Laurel Canyon Boulevard e il Sunset Strip, con il giardinetto di casa di Pam in Love Street in quelle estati calde. Quando ero ragazzino ho sognato un paradiso molto simile, fatto di gente pacifica che passa il tempo a suonare bella musica e scambiarsi dolcetti e fidanzate, tra pennichelle e lunghe sessioni erotiche con ragazze bellissime, le porte lasciate aperte, e la sera, tornati dalla spiaggia, feste illuminate da lumini di cera e rock blues a non finire.
Non è andata così.
Qui a Torino fa veramente freddo, fatico ad arrivare alla fine del mese, non sopporto quattro quinti dell'umanità e, giustamente, sono discretamente solitario. La porta è sprangata e ho deciso di uccidere il mio vicino di casa.
Caro Conte, scrivi più spesso e fammi sognare.
Prima che sia troppo tardi.
Voto:
Joe Jackson l'ho amato molto negli anni '80. Rimasi abbagliato dalla vitalita e dalla freschezza di Night and Day, secondo me uno dei più grandi dischi pop di sempre (non esagero!). Poi non sbagliò un disco per quasi un decennio. Uno più bello dell'altro.
Poi nel 1989 uscì Blaze Of Glory e improvvisamente, quasi da un giorno all'altro, la sua musica smise di interessarmi. Comprai il vinile di Blaze Of Glory e mai riuscii ad ascoltarlo sino alla fine. Oggi non so dire se ero cambiato io, o era cambiato lui, od entrambe le cose. Fatto sta che scomparve totalmente dai miei interessi musicali. Ciò che prima mi sembrava emozionante, dopo mi sembrò noioso. Non credo di essere un caso unico perché so che negli anni '90 visse un declino artistico totale e inesorabile.
Spero che il tuo entusiasmo sia fondato, ho ascoltato la canzone postata e mi sembra bella, anche se la voce mi sembra un pò sbiadita dagli anni ruggenti (cosa d'altra parte comprensibile). Lo spero perché sarebbe la prova che le grandi avventure prima o poi finiscono, ma a volte possono anche ricominciare. Sarebbe bello se fosse vero.
Voto:
se mi leggessero questa recensione senza svelarmi l'autore esclamerei: ma questo è purissimo stile "VinnySparrow". Se non è lui è qualcuno che gli fa il verso.
E' lui.
"...15 pezzi che creano una perfetta discesa verso i misteri degli abissi (forse) fin'ora ancora inesplorati...atmosfere che profumano di mistero ci avvolgono nel totale abbandono...".
E' Ineluttabilmente lui.
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