Il mio appello è prima di tutto un outing. Perché sì, sono anch’io un addicted Radio Sportiva, nell’intimità della mia macchinetta durante gli spostamenti per lavoro. E non sembro essere il solo da queste parti.
Radio Sportiva è stata citata pochi giorni fa, in un commento ad una rece di Algol, da parte del mitico Bartleboom che copioincollo a seguire, perché meglio non si può descrivere la sua essenza:
“Meravigliosa: 24 ore al giorno, 365 giorni l'anno, a parlare del nulla cosmico... Per di più dandosi un tono che raramente ho incontrato in un'aula di Tribunale. Credo che riuscirei ad ascoltarli tutto il giorno. A fine giornata sono un balsamo, un bagno caldo, un massaggio, un buon bicchiere di vino: hanno su di me un effetto taumaturgico. E poi la gente che chiama: gente che avrebbe evidente difficoltà ad utilizzare un ascensore, che chiama per dare dritte di finanza calcistica a Marotta, alla famiglia Agnelli e al Fondo Elliott. Adoro la compostezza di Daniele Tirinnanzi e la comicità provocatoria di Marco Bisacchi, Enzo Bucchioni è il nonno che vorrei ancora avere al mio fianco, con Maurizio Biscardi ci uscirei a cena. La totale e perentoria assenza di figa, poi, conferisce al tutto una dimensione accogliente e confortevole che mi riporta proustianamente alla fase prepuberale. Grazie, Radio Sportiva.”
Potrei anche finirla qui, non avendo molto da aggiungere a quanto scritto da Bartle, se non puntualizzare che la perentoria assenza di cui sopra trova una felice eccezione nel caso della corrispondente per il Toro, sulla quale tra poco spendo due parole.
Vorrei però condividere con tutti Voi la mia lacerante sofferenza per la progressiva normalizzazione di RS, per questo loro devastante cedimento al bon ton radiofonico, lampante spia della decadenza dei nostri tempi.
Per esempio: vogliamo dire che ci manca tanto Aldo Agroppi?
Qualcuno ricorderà che prima di Ronaldo, qualche anno fa alla Juve era già approdato un altro giocatore con il finale in aldo. Ebbene, interrogato sul nuovo acquisto dei gobbi, il mitico Aldo si era prontamente lanciato con la rima: “Osvaldo pisello caldo!”, riferendosi al vorticoso giro di gnocca che pareva ruotare intorno al giocatore.
In questo commento c’era forse tutta l’essenza della Radio Sportiva delle origini.
Oggi sembra non ci sia più spazio per questo sanguigno quanto competente commentatore, grande giocatore del Toro dei tempi di Gigi Meroni e del tutto fuori dal conformismo calcistico nazionale. Per chi non lo avesse presente, giusto una chicca. Una volta lo chiama un giornalista e gli chiede: “Ancelotti ha detto che domani gioca con l’Albero di Natale, lei cosa ne pensa?”. Risposta: “Non so che dirle perché io sono di tutt’altra scuola, io giocavo con l’Uovo di Pasqua.” Cos’è il genio?....
La sua assenza è una delle spie del malessere che sta corrodendo il più limpido successo radiofonico italiano degli ultimi decenni. Latitanti i commentatori scomodi, e sempre più rari gli interventi senza peli sulla lingua. Ma ci sono molti altri segni di degrado che minano ormai Radio Sportiva, poichè nei gloriosi tempi andati la nostra era marchiata a fuoco con alcuni tratti che oggidì paiono scolorire, tra cui citerei:
1. L’utilizzo sfrenato dei calembour più terrificanti, titoli costruiti su giochi di parole di cui ci saremmo vergognati già in prima elementare. Qualunque assonanza diventava buona per descrivere la notizia del momento, con esiti agghiaccianti per dirla alla Antonio Conte, la cui mancanza (delle battute, non di Conte) si fa davvero sentire. Censura dei calembour no grazie.
2. Le pubblicità truzze e zozzone. Qua al nord negli spot ha imperato Giggidagostino e Le-ro-ton-de-di-Gar-la-sco (con le ragazze che entrano ggratiss!), un tempio della tamarro dance che probabilmente non riuscirò mai a visitare. La reclame del CA-PO-DAN-NO D’I-TA-LIA AL-LE RO-TON-DE-DI-GAR-LA-SCO!!!, compreso brindisi con similspumante ed alloggiamento in baracche espiantate dai Gulag mi ha più volte fatto vacillare nelle mie certezze sul San Silvestro. Degni di nota anche i jingles per officine, gommisti e autodemolizioniricambi, cantati da fanciulle con voce roca cha vaiasaperperchè mi fanno scopa con l'indimenticato spot teleVISIVO di Brava Giovanna Brava.
Ma il top era la pubblicità dei locali zozzoni. Da queste parti era ricorrente su RS lo spot del Samara’s, noto locale sabaudo per appassionati di ginecologia, con tanto di riepilogo delle Star in cartellone. Dico, quale altra radio nazionale, avrebbe avuto il coraggio di decantare la serata con Giada De Sade? Oggi invece, forse a causa del troppo successo, senti solo più le solite pubblicità generaliste di grandi marchi, che passano su qualunque altra radio nazionale.
3. Gli opinionisti che litigano con gli ascoltatori che chiamano in diretta. Un tempo alcuni parevano davvero imbufalirsi per le domande degli ascoltatori, che certo non brillavano in competenza calcistica. Per non parlare di quel tal giornalista da sempre accusato di essere antijuventino e di conseguenza martellato in diretta da provocatori gobbi ai quali incredibilmente dava pure corda, con clamorose scazzottate radiofoniche.
Fortunatamente resistono ancora alcuni pilastri della vecchia Radio Sportiva, come i collegamenti con le squadre di serie A, ognuno gestito da un giornalista locale che parla solo di quella piazza, dando notizie sulla qualunque, pure della prima comunione del figlio del massaggiatore. E qui mi collego alla felice eccezione della perentoria assenza di cui sopra.
Ivana Crocifisso, l’unica corrispondente femmina, la quale guarda caso parla del Toro, la squadra che da sempre ha nel suo dna la connotazione di attributi. Comunque la nostra Ivana dimostra una competenza ed una fermezza che mancano a tanti suoi colleghi maschietti, raccontandoci le vicende granata con una grinta imperturbabile, come quella di una barista in un locale di Hell’s Angels. Pare che tempo fa fosse stata trattata male, in conferenza stampa, dall’allenatore Sinisa Mihajlovic. Mal ne incolse al povero serbo, già traballante di suo sulla panchina dei granata, contro cui si schierò il silenzioso livore dell’intera struttura di RS, e difatti dopo poco arrivò puntuale l’esonero. Potenza di Radio Sportiva!
Degno di menzione è anche il corrispondente da Bergamo, per l’Atalanta, che si dichiara da anni vivente in una bolla di sogno per i successi galattici degli onesti pedalatori Orobici, roba da far impallidire qualunque altra manovalanza calcistica provinciale. E al termine dei suoi interventi saluta sempre con uno stentoreo A VOI! (sarà mica che sotto la camicia porti una maglietta con su scritto Boia chi molla?).
Con i collegamenti dalle varie squadre della serie A è come fare ogni volta un piccolo giro d’Italia, e questi corrispondenti mi sembrano la versione radiofonica degli storici giornalisti locali di Novantesimo Minuto, original version. Come non ricordare Tonino Carino da Ascoli con i cuffioni in testa, Luigi Necco da Napoli sempre circondato da tifosi urlanti, Cesare Castellotti da Torino con il nodo della cravatta largo quanto il collo e Ferruccio Gard da Verona che ogni domenica gli era morto il gatto?
La finisco qui, che altrimenti scivoliamo su Radio Nostalgia, permettendomi ancora di chiedere la Vostra solidarietà, in questo mio accorato appello per fermare il pericoloso virus della bontonizzazione di Radio Sportiva. Rivendico il diritto che l’interno della mia macchinetta sia ancora riscaldato da un truzzo focolare radiofonico e non dalla sua versione rieducata.
di più
- Bèl (08)
- Brü (00)
-
(16)
-
(16)