Tra tanti titoli rock e industrial-elettronici da me prediletti e recensiti, trova spazio anche un ottimo album di fine anni '70 che può definirsi "pop" a tutti gli effetti, ma con caratteristiche qualitative tali che lo rendono degno di un'attenzione superiore a qualsiasi opera pop propriamente detta.

In effetti in "Discovery" sulle reminiscenze del mood imperante all'epoca, ovvero quello della disco, innestava già i prodromi delle tematiche care agli anni '80, alternando una vena melodica a una vena synthpop, condita di solide strutture rock'n'roll e con una spruzzata di elettronica che allora sembrava già mirabolante.

La band di Jeff Lynn inanellava una serie di nove brani dalla presa immediata che con la benedizione danzereccia dell'apertura "Shine a little love", ricca di coretti in falsetto e sviolinate cinguettanti, proseguiva con una manciata di grandi hit-singles inframmezzati da serenate dal sapore americano, ma non per questo meno godibili. "Confusion", "Last train to London", "Midnight Blue": questi alcuni dei titoli che oggi ci fanno dire "ce ne fossero...!" Per non parlare della orchestrale "The diary of Horace Wimp", con accenni psichedelici e sentori beatlesiani, e del riffone finale di "Don't bring me down", altro singolo di successo che nella sua apparente linearità rivisita i clichè del rock'n'roll con un ritmo accattivante da morire.

E.L.O. toccò sicuramente il suo vertice commerciale e popolare con questo album che resta un caposaldo del suo genere senza appartenere ad alcun genere preciso e soprattutto senza una vera e propria identità culturale geografica, giacchè sembra avere un approccio sonoro americano a liriche e ispirazioni totalmente europee. Che è un po' ciò che in quegli anni accadeva ai Supertramp: band solidamente britannica che tutti credevano made in USA. "Discovery, con la sua copertina fiabesca, non fa parte dei filoni che identificano il periodo. Non ha ombre di new wave nè tantomeno di punk. Eredita semmai un gusto vivace dell'ormai maturo filone disco e non si pone il problema di compiacere le mode, diventando così automaticamente un album di moda trasmesso dalle radio a ogni ora del giorno (ricordo che "Confusion" e "Don't bring me down" passavano a ciclo continuo) e alla fine mai invecchiato.

A qualcuno oggi potrà suonare musica semplicistica e prevedibile. Ma chissà com'è che conosco un sacco di esegeti del rock innovativo che hanno questo disco in casa e non lo danno via.

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