Come mia prima recensione, ho optato per il cd che più sto ascoltando in questo periodo. 

Premesso che la scena emo mi è sempre stata indifferente, recensire questo album non è un'impresa difficile: non c'è nulla di nuovo, a parte alcune rarissime influenze glam metal, ma quello che c'è è fatto bene. Il loro post-hardcore è molto interessante, comunque.

Dopo l'ep "There'e No Sympathy For The Dead", il primo full-lenght degli Escape The Fate non è per nulla male.

Parte bene con "The Webs We Weave", buona canzone, ma nulla più. "When I Go Out, I Want To Go Out On A Chariot Of Fire" prosegue su questa linea. "Situations" cambia tutto: una delle hit del cd, è quella più influenzata dal glam metal, ma soprattutto dal punk. "The Guillotine" è la canzone più pesante dell'album: il cantante Ronnie Radke si scatena spesso in uno scream e alla fine la canzone sfocia quasi nel death metal. "Reverse This Curse" è un'altra potenziale hit, con ottimi ritornelli molto orecchiabili. "Cellar Door" è una dei pochi passi falsi del cd. Noiosa e talmente lenta da essere lagnosa in certi punti, si poteva tranquillamente farne a meno. "There's No Sympathy for the Dead" ribalta tutto: hardcore a manetta, velocità e scream sono le chiavi di una delle loro canzoni più belle. "My Apocalypse" e "Friends and Alibis" sono un pò sottotono, sopratutto la seconda, ma dopo qualche ascolto entrano in testa anche loro. La conclusione del cd è magnifica: "Not Good Enough for Truth in Cliché " è un'altra canzone orecchiabile, ma con alcune parti molto "forti". "The Day I Left the Womb" conclude magnificamente l'album: canzone acustica con un testo veramente bello, cantata alla grande.

A trovarci per forza pecche, la mancanza di assoli memorabili c'è, anche se il chitarrista Brian Money se la cavicchia. Il bassista Max Green è proprio forte: oltre ad essere la seconda voce, spesso in scream, si fa sentire spesso.

Concludendo, un'ottimo album hardcore/metalcore, sperando che in avvenire l'influenza metal si faccia sentire di più sul punk.

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