Si chiamava Macfarlane Gregory Anthony Mackey e il suo progetto musicale prendeva il nome dall’omonimo arcipelago delle Bahamas, dove aveva trascorso i primi anni della sua esistenza. A onor di cronaca però, Exuma non è solo un punto nel mondo, ma anche uno spirito giunto sulla Terra da un pianeta ormai estinto.

Questa era l’incredibile ispirazione visionaria e culturale del “The Obeah Man” – com’era conosciuto Mackey – soprannome che descriveva il suo amore per le trasposizioni lirico musicali di stampo spiritualista, rappresentando perciò tutte quelle pratiche magico religiose della cultura africana come l’Obeah, il Palo, la Santeria, e naturalmente il Vudù.

Analizzandola per musica e contenuti, la discografia di Exuma è davvero un’impresa ardua da affrontare – almeno dal punto di vista critico – sebbene essa garantisca immediata orecchiabilità, anche per i meno affinati apparati uditori. Non è però escluso che in futuro qualche scribacchino possa arrendersi a battere un bel “Non classificabile” nello spazio riservato all’identificazione del genere; questo solo per farvi riflettere sull’incredibile intruglio sonoro che farcisce il cosmo musicale di Mackey.

Exuma non è dunque solo Africa, ma anche America, da quella sudista a quella più statunitense, specialmente per quanto riguarda le strepitose linee vocali che alternano timbri bassi e profondi ad altri più corposi e graffianti: peculiarità tipiche del soul e della musica nera. Questo Exuma II – uscito nel 1970, a pochi mesi dall’omonimo debutto – si presenta come un disco più “danzericcio” e meno “psychdark” rispetto al suo immortale predecessore, sebbene non manchino i riti magici e gli spiriti maligni (Paul Simon Nontooth), o ancora notturni balletti “tribalcorali” come A Place Called Earth. Qualche pezzo sembra invece deciso ad affrontare la luce del sole (African Rythm), mentre alcuni raggi dello stesso si protendono verso le lande giamaicane con l’ottimo reggae style di Zandoo. Abbiamo pure l’immensa folk ballad – se così la possiamo chiamare – Baal, che non avrà la stessa carica evocativa di Dambala, ma poco ci manca.

RiEXUMAtelo.

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