Adesso un album del genere sarebbe impensabile, per contenuti, dialettica, riferìmenti, forza iconoclasta.

La frase che dá il senso del neorealismo lisergico di quest'opera é "il giornale di ieri lo dá morto, arrugginito. I becchini ne raccolgono spesso, fra la gente che si lascia piovere addosso".

Specchio di un paese che credeva di essere e invece non é stato, di una musica che era cultura prima ancora di farla, è il metatesto di una rivoluzione abortita, e in nuce vede già lungo l'orrizzonte l'ombra con le spalline rinforzate degli anni ottanta.

Libro di testo.

Elenco tracce testi e samples

01   Introduzione (01:42)

Lottavano così come si gioca
i cuccioli del maggio era normale
loro avevano il tempo anche per la galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera...

02   Canzone del maggio (02:24)

03   La bomba in testa (04:01)

04   Al ballo mascherato (05:12)

05   Sogno numero due (03:13)

06   La canzone del padre (05:14)

07   Il bombarolo (04:20)

08   Verranno a chiederti del nostro amore (04:19)

09   Nella mia ora di libertà (05:09)

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Altre recensioni

Di  francescogenovese

 Un album da ascoltare dall'inizio alla fine per avere una visione completa.

 Bisogna sempre difendere i propri diritti ed evitare di farsi mettere i piedi in testa.


Di  mangoni

 La sua ribellione è "prevista" dal sistema, di cui egli è un elemento funzionale, come "i soci vitalizi del potere".

 Un album irrinunciabile: i tempi sono cambiati, ma alcune riflessioni, opportunamente attualizzate e contestualizzate, non possono lasciare indifferenti.


Di  enbar77

 Una protesta al di fuori delle canzoni che furoreggiavano con "Lotta Continua" o le ballate anarchiche pro Pinelli.

 Per onorare la memoria di quel genio incontrastabile che saltellando da un bordello ad un palco mediante i carrugi di Genova è diventato il più grande cantautore italiano.


Di  majortom79

 "Ha una storia e morde davvero"

 "Storia di un impiegato non è un’esortazione alla violenza, né una benedizione del terrorismo, ma un’analisi fredda e durissima dei risvolti sociali e psicologici che stanno dietro simili gesti."


Di  POLO

 De Andrè non canta, ma serve umilmente e in modo rinunciatario la parola.

 Fabrizzzioneeèè invece canta con la gengiva alzata verso sinistra perché boh, forse fa chic, però 'sti cazzi anche.