Sapete, nella musica d'autore, cosa differenzia un vero poeta da un furbo mestierante della parola? Chi ci capisce poco direbbe che è proprio la parola, il corpo grafico della sua arte a indirizzarne le sorti. In realtà non è così: la poesia sta nella voce, o a voler essere precisi, nel suono che la tua voce riesce a donare alla parola. È solo pronunciata, cantata, che una parola può prendere il volo, innalzarsi in aria e vibrare di tutte le sue poetiche stratificazioni.

Ecco cosa differenzia un poeta come De Gregori da un mediocre come De Andrè: la personalità, e quindi la forza nella voce. De Andrè non canta, ma serve umilmente e in modo rinunciatario la parola. Non domina le parole, ma è schiavo del suono delle stesse. Ed è schiavo della metrica, del ritmo, della melodia. De Andrè non è ne un musicista ne un poeta, ma un ebete giocoliere delle parole, un giullare che non ci arriva proprio del tutto e allora prova a salvarsi con qualche trick metrico di nona mano. De Andrè, in fondo, fa dell'arte ciò che il vicino brizzolato d'ombrellone che immancabilmente proviene da Cremona e fa il commercialista, fa della sua vita: si diverte con giochetti da Settimana Enigmistica, pensando che tutto il significato della sua arte/vita, risieda in queste cose. E va be', tu digli che è bravo e lo fai contento.

Ora, si potrà pensare che io sia prevenuto verso Faber ̶C̶o̶r̶o̶n̶a̶ De Andrè e le sue ̶f̶o̶t̶o̶-̶r̶i̶c̶a̶t̶t̶o̶ ̶a̶ ̶R̶o̶c̶c̶o̶ ̶C̶a̶s̶a̶l̶i̶no pseudo-canzoni, che francamente trovo meri esercizi di stile gonfiati di una retorica mielosa scartavetra-maroni. Ma il punto è che secondo me è proprio molto scarso. Ho preso quest'album come simbolo, non è peggio di altri ma non è neanche meglio di nessun ascesso dentale. E nemmeno di nessun album di Venditti, per dire, che De Andre amava schernire. Almeno Antonello sapeva cantare, non solo per l'impostazione vocale, ma perchè sapeva dare vita, significato, senso alle sue parole. Fabrizzzioneeèeè invece canta con la gengiva alzata verso sinistra perchè boh, forse fa chic, però 'sti cazzi anche. Posso dire che per me sta recitando, e posso dire che lo sta facendo pure male? Se ti piace De Andrè ai miei occhi sei un po' Fabio Fazio, fai te.

Elenco tracce testi e samples

01   Introduzione (01:42)

Lottavano così come si gioca
i cuccioli del maggio era normale
loro avevano il tempo anche per la galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera...

02   Canzone del maggio (02:24)

03   La bomba in testa (04:01)

04   Al ballo mascherato (05:12)

05   Sogno numero due (03:13)

06   La canzone del padre (05:14)

07   Il bombarolo (04:20)

08   Verranno a chiederti del nostro amore (04:19)

09   Nella mia ora di libertà (05:09)

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Altre recensioni

Di  francescogenovese

 Un album da ascoltare dall'inizio alla fine per avere una visione completa.

 Bisogna sempre difendere i propri diritti ed evitare di farsi mettere i piedi in testa.


Di  mangoni

 La sua ribellione è "prevista" dal sistema, di cui egli è un elemento funzionale, come "i soci vitalizi del potere".

 Un album irrinunciabile: i tempi sono cambiati, ma alcune riflessioni, opportunamente attualizzate e contestualizzate, non possono lasciare indifferenti.


Di  enbar77

 Una protesta al di fuori delle canzoni che furoreggiavano con "Lotta Continua" o le ballate anarchiche pro Pinelli.

 Per onorare la memoria di quel genio incontrastabile che saltellando da un bordello ad un palco mediante i carrugi di Genova è diventato il più grande cantautore italiano.


Di  majortom79

 "Ha una storia e morde davvero"

 "Storia di un impiegato non è un’esortazione alla violenza, né una benedizione del terrorismo, ma un’analisi fredda e durissima dei risvolti sociali e psicologici che stanno dietro simili gesti."


Di  Knopfler76

 "Il giornale di ieri lo dà morto, arrugginito. I becchini ne raccolgono spesso, fra la gente che si lascia piovere addosso."

 Specchio di un paese che credeva di essere e invece non è stato, di una musica che era cultura prima ancora di farla.