Solitamente Fabrizio De André, nonostante la carriera quarantennale e la lunga discografia, viene associato, nell'immaginario collettivo, ad una manciata di canzoni di inizio anni Sessanta ed a tre-quattro dischi pubblicati tra la fine del decennio e la prima metà di quello successivo, ovvero quelli che compresi tra "Tutti Morimmo a Stento" e "Storia di un Impiegato". Qualcuno un po' più navigato, o semplicemente informato, si ricorda anche che a metà anni Ottanta ci fu quell'album con quel nome un po' strano, "Creuza de Ma", ma a parte quello il nulla più totale, quasi come se il cantautore genovese fosse sparito dalla circolazione a metà anni Settanta per riapparire dieci anni più tardi. Naturalmente non è così e una storia discografica lunga e complessa sta a dimostrare l'opera di costante ricerca portata avanti nel tempo, costantemente alimentata da nuovi stimoli.

Questo "Volume 8", album solitamente poco citato, nasce in un periodo ben preciso della carriera di De André: da una parte, infatti, si veniva da "Storia di un Impiegato", lavoro di spessore, dall'altra il successo commerciale riscosso non era stato quello sperato, con velenose critiche che davano l'artista ormai per finito. Se il disco "Canzoni" era stato un semplice palliativo per ingannare l'attesa, composto com'era di vecchi brani riarrangiati e cover, la nuova prova in studio doveva essere la dimostrazione che dalle parte di Genova ci fosse ancora qualcosa di interessante da dire. La storia artistica di De André era da sempre stata costellata di collaborazioni, con varie figure ad affiancare il cantautore sia nella stesura delle musiche che dei testi, dando quasi sempre ottimi risultati, e anche qui ci si giocò una carta che fino a quel momento si era dimostrata vincente. Da qualche tempo, infatti, il Nostro aveva notato il talento di un giovane ragazzo romano che si stava affermando in quel periodo, tale Francesco De Gregori, e l'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela scappare. L'intesa c'è fin da subito ed un antipasto di quelle che sarebbero state le coordinate dell'incontro tra i due lo si sarebbe già potuto ascoltare su "Canzoni" del '74, con la "traduzione" di "Desolation Road" di Bob Dylan, ribattezzata per l'occasione "Via della Povertà".

Se De André, di fatto, si era sempre riuscito a rinnovare di disco in disco, mantenendo comunque una propria identità, è comunque oggettivo che fin dagli esordi alcuni artisti lo avevano sicuramente influenzato più di altri, vedi i vari Leonard Cohen e Georges Brassens, del resto tributati in più occasioni. L'incontro con De Gregori rappresenta la possibilità per il cantautore di rinnovare profondamente la propria proposta musicale, avvicinandosi a quell'approccio "anglosassone" che sarebbe stato poi approfondito anni dopo con Massimo Bubola e con album come "Rimini" e "L'indiano". "Volume 8", inoltre, avrà una particolarità, che contraddistinguerà tutti i successivi lavori di De André, ovvero quella di risultare "moderno". Se oggigiorno album come "Tutti Morimmo a Stento" e "La Buona Novella" mantengono ancora tutto il loro fascino, è comunque indubbio che risultino ormai datati nelle sonorità, il primo appesantito da tutte quelle orchestrazioni ed il secondo che forse risente fin troppo della formazioni beat dei suoi musicisti. "Volume 8", invece, sembra riassumere in sé tutti i canoni dell'odierna canzone pop/rock, quella che di fatto si era andata standardizzando tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, riuscendo a non risultare datato, anzi ancora fresco e attuale, a quarant'anni di distanza. Stesso discorso lo si potrà poi fare con tutti i lavori successivi di De André con, ad esempio, "Rimini" che, con quei brani folk rock, non mostra assolutamente i suoi trentacinque anni e "Creuza de Ma" che ancora oggi sembra uscito l'altroieri.

Un'altra novità è rappresentata per forza di cose dal collega che da man forte al buon Faber, Francesco De Gregori, che riesce ad imprimere fortemente la sua personalità ai vari brani, ricchi di metafore e di immagini come mai in passato, rendendo, forse per la prima volta, diversi testi non di così facile comprensione. Se la ballata rock "La Cattiva Strada" è ormai diventata un classico, "Oceano" ha un andamento dolce e ritmato, con De André che, evidentemente influenzato da De Gregori, si ritrova anche ad usare la propria voce in maniera nuova, elemento che sottolinea l'unicità di questo "Volume 8". "Nancy" è l'ennesimo tributo a Leonad Cohen seguito da quel piccolo capolavoro che è "Le Storie di Ieri", firmato dal solo De Gregori ed, insieme a "E fu la Notte", l'unico brano interpretato da De André in cui il cantautore di Genova non ha messo mano né ai testi né alla musica. Se la versione qui presente potrebbe risultare di più ostica comprensione, ci avrebbe pensato tempo più tardi lo stesso De Gregori a rendere il testo più accessibile, con il brano che, una volta apparso su "Rimmel", avrebbe palesato i suoi riferimenti al MSI ed al neofascismo. Qui, invece, al netto dei vari rimandi comunque intuibili, il pezzo si "limita" ad essere una poetica ballata, dedicata a "mio padre e alla sua generazione".

Ben diverso invece il lato B, monopolizzato dalla presenza di due tra i brani più noti di De André, ovvero "Giugno '73" e "Amico Fragile", autobiografici ed intimi, forse tra i più rivelatori della personalità dell'artista genovese. Se "Giugno '73" canta del naufragio del matrimonio borghese, "Dolce Luna" e "Canzone per l'estate" non sono da meno, con i vari protagonisti ormai schiavi di convenzioni dalle quali, apparentemente, sono incapaci di fuggire, legati ad una vita ormai senza più stimoli e fin troppo prevedibile, che riesce a rendere banali anche quelli che, a rigor di logica, dovrebbero essere momenti da vivere con soddisfazione e gioia. "Canzone per l'estate" è uno dei migliori pezzi della seconda parte della carriera di De André, anche se di fatto noto a ben pochi, mentre invece il già citato "Amico Fragile" è uno dei brani-manifesto di De André, autentica summa, a livello di tematiche, della sua produzione artistica fino a quel momento, supportata, qui come nel resto dell'album, da arrangiamenti curati in ogni dettaglio.

In definitiva, "Volume 8" ebbe il merito di "traghettare" De André fuori dal periodo di crisi che stava attraversando, confermando il cantautore genovese, ai tempi già con una carriera di quasi quindici anni alle spalle, come una delle realtà di maggior spicco della scena italiana, sempre pronto a rinnovarsi ma restando comunque fedele a sé stesso. Nonostante l'indubbia qualità, però, è sempre rimasto un episodio poco noto della discografia dell'artista genovese, così come del resto lo sarebbero stati i dischi scritti con Bubola, offuscato dall'ingombrante presenza dei vari classici di inizio anni Settanta, ma per i più attenti, o curiosi, si tratta sicuramente di un album da riscoprire. 

 Musicisti:Fabrizio De André - voce, chitarraLa Bionda, Claudio Bazzari, Ernesto Massimo Verardi - chitarraLuigi Cappellotto - bassoAndy Surdi - batteriaOscar Rocchi - tastiera
"Volume 8":La Cattiva StradaOceanoNancy Le Storie di IeriGiugno '73Dolce LunaCanzone per l'estateAmico Fragile

Elenco tracce e testi

01   La Cattiva Strada (00:00)

02   Oceano (00:00)

Quanti cavalli hai tu seduto alla porta
tu che sfiori il cielo col tuo dito più corto
la notte non ha bisogno
la notte fa benissimo a meno del tuo concerto
ti offenderesti se qualcuno ti chiamasse un tentativo.

Ed arrivò un bambino con le mani in tasca
ed un oceano verde dietro le spalle
disse "Vorrei sapere, quanto è grande il verde
come è bello il mare, quanto dura una stanza
è troppo tempo che guardo il sole, mi ha fatto male "

Prova a lasciare le campane al loro cerchio di rondini
e non ficcare il naso negli affari miei
e non venirmi a dire "Preferisco un poeta,
preferisco un poeta ad un poeta sconfitto"

Ma se ci tieni tanto poi baciarmi ogni volta che vuoi.

03   Nancy (00:00)

Un po' di tempo fa Nancy era senza compagnia
all'ultimo spettacolo con la sua bigiotteria.

Nel palazzo di giustizia suo padre era innocente
nel palazzo del mistero non c'era proprio niente
non c'era quasi niente.

Un po' di tempo fa eravamo distratti
lei portava calze verdi dormiva con tutti.

Ma cosa fai domani non lo chiese mai a nessuno
s'innamorò di tutti noi non proprio di qualcuno
non solo di qualcuno.

E un po' di tempo fa col telefono rotto
cercò dal terzo piano la sua serenità.

Dicevamo che era libera e nessuno era sincero
non l'avremmo corteggiata mai nel palazzo del mistero
nel palazzo del ministero.

E dove mandi i tuoi pensieri adesso trovi Nancy a fermarli
molti hanno usato il suo corpo molti hanno pettinato i suoi capelli.
E nel vuoto della notte quando hai freddo e sei perduto
È ancora Nancy che ti dice - Amore sono contenta che sei venuto.

Sono contenta che sei venuto.

04   Le Storie Di Ieri (00:00)

05   Giugno '73 (00:00)

Tua madre ce l'ha molto con me
perché sono sposato e in più canto
però canto bene e non so se tua madre
sia altrettanto capace a vergognarsi di me.

La gazza che ti ho regalato
è morta, tua sorella ne ha pianto,
quel giorno non avevano fiori, peccato,
quel giorno vendevano gazze parlanti.

E speravo che avrebbe insegnato a tua madre
A dirmi "Ciao come stai ", insomma non proprio a cantare
per quello ci sono già io come sai.
I miei amici sono tutti educati con te
però vestono in modo un po' strano
mi consigli di mandarli da un sarto e mi chiedi
"Sono loro stasera i migliori che abbiamo ".

E adesso ridi e ti versi un cucchiaio di mimosa
Nell'imbuto di un polsino slacciato.
I miei amici ti hanno dato la mano,
li accompagno, il loro viaggio porta un po' più lontano.

E tu aspetta un amore più fidato
il tuo accendino sai io l'ho già regalato
e lo stesso quei due peli d'elefante
mi fermavano il sangue
li ho dati a un passante.

Poi il resto viene sempre da sé
i tuoi "Aiuto" saranno ancora salvati
io mi dico è stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati.

06   Dolce Luna (00:00)

07   Canzone Per L'Estate (00:00)

08   Amico Fragile (00:00)

Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d'attenzione e d'amore
troppo, "Se mi vuoi bene piangi "
per essere corrisposti,
valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo "Mi ricordo":
per osservarvi affittare un chilo d'era
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio,
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità:
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi,
ero molto più curioso di voi.

E poi sorpreso dai vostri "Come sta"
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci,
tipo "Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te"
"Lo sa che io ho perduto due figli"
"Signora lei è una donna piuttosto distratta."
E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell'ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra.

E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi.

Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a vederle spalancarsi la bocca.
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me.
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo.
Potevo chiedere come si chiama il vostro cane
Il mio è un po' di tempo che si chiama Libero.
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.

E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.

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Altre recensioni

Di  paolofreddie

 De Andrè sembra più triste e malinconico che mai, immerso nel ricordo di qualcosa che è stato, è, ma che di lì a poco non sarebbe stato.

 Amico fragile chiude il primo periodo della carriera, un congedo sincero e ironico da cantastorie 'classico'.