Dopo aver recensito il primo atto del mitico Concerto tenuto dai Fleetwood Mac di Peter Green al teatro Tea Party di Boston nel febbraio del '70 e cui rimando per completezza ed introduzione, è doveroso continuare nell'analisi di questo monumentale contributo alla Musica rock-blues del complesso fondato dal mitico Peter Green.

Il dolcissimo arpeggio d'ingresso non potrebbe avere titolo più azzeccato "World in Harmony" che porta automaticamente a pensare: "magari davvero le cose andassero così su questa travagliata terra" tanto è persuasivo il duetto Green-Kirwan, che forse accortisi d'aver un po' addormentato la plaeta pensarono bene di passare alle maniere forti con uno dei pezzi più celebri del loro invidiabile repertorio: "Oh Well" che dopo lo stupendo ingresso di McVie ditemi voi se il grintoso intervento vocale non ricorda Zappa, con cui erano certamente in contatto all'epoca? Quando vi sarete stancati di ripetere il brano tratto dal capolavoro assoluto del gruppo "Then Play on" e non a caso inserito in esordio della prima edizione vinilica del concerto (quella "misera" e contenete solo 7 brani), state tranquilli che ciò che segue vi porterà direttamente in paradiso, il Paradiso dei musicofili naturalmente! E' chiaro che scrivo di "Rattlesnake Shake" versione due, nel senso che già nel primo CD è contenuta una versione memorabile e allora chi magari vuole approfondire velocemente l'album ed in considerazione della lunghezza del brano, può commettere il Sacrilegio di saltarla, magari perché ha già sentito la prima versione: ecco questo sarebbe un ERRORE GROSSOLANO! Al contrario: per capire cosa fosse questo gruppo, misconosciuto nel nostro paese che all'epoca era assai arretrato (sic) e ancora muoveva i primi passi (proprio i prim eh), ma di valore assoluto BISOGNA ascolare anche la seconda versione del "Sonaglio del Crotalo" (quel serpentello a strisce rosse biache e nere, lievemente velenoso, per intenderci) che a parte l'ipnotico tema conduttore di Green è un'altro argomento musicale di tale qualità da confermarvi, qualora aveste dubbi (magari ve ne erano rimasti dopo l'ascolto del primo album, chissà), che: "Dio esiste davvero"! L'unica cosa che aggiungo è quella di augurarvi d'aver la fortuna d'assistere a qualcosa del genere dal vivo: un pezzo davvero infinito, il cui finale è qualcosa da tramandare ai posteri e m'inorgoglise a tal punto da poterlo recensire che commosso chiuderei qui.

Invece dopo cotanto inizio, cioè tre brani di tale qualità e durata di 33 minuti, si capisce che appare difficile proseguire, in tutti i sensi. La via scelta da Green e compagnia, mi sembra, fu quella giusta ovvero affidarsi al loro nume tutelare, alla loro musa ovvero Elmor James riesumando due rythm & blues trascinanti quali "Stranger Blues" e "Red Hot Mama", certamente graditissimi alla platea il cui coinvolgimento a questo punto avrebbe dovuto raggiungere il massimo. Quindi per spezzare un po' la tensione i Fleetwood Mac introducono un brano davvero simpatico ed un po' fuori dalle righe la simpatica e canzonatoria "Teenage Darling" firmata da Jeremy Spencer chitarrista di spalla (scusate il termine, ma come lo potevo appellare uno che stava di a fianco a Green, che già duettava con Kirwan?) il cui contributo in questi concerti è davvero notevolissimo, fra l'altro anche lui lascerà il gruppo poco dopo Green, lasciando decisamente indebolita la restante formazione.

Ancora un netto contrasto il passaggio all'indemoniata "Keep A-Knoking" un rock & roll di un'altro padre del rythm & blues americano: Richard Wayne Penniman e ancora "Jenny Jenny" altro r&r ricamato da Green come se fosse un quadro cui dare una seconda prospettiva, una seconda vita, cosa che direi gli riesce benino e vi porta via con lui alla scuola della Chitarra, cui come alunno era presente anche Clapton cui verrà lasciata una particina nel "bis" conclusivo "Encore Jam", brano strumentale di oltre 13 minuti firmato ed improvvisato da tutti e tre i chitarristi (Kirwan, Spencer e Green) e che a mio modesto parere rappresenta un apogeo del genere ovvero per tradurla in termini pratici una conversazione fra virtuosi dello strumento come raramente s'era sentita in precedenza (ed anche in futuro, credo, salvo qualcuno di voi non mi sappia indicare qualcosa a questo livello che sarò felicissimo di paragonare). Insomma una jam section (alla lettera = marmellata di suoni) per chiudere non scrivo in bellezza, di più: in meraviglia per le vostre orecchie, un altro album mitico! E' chiaro che dopo cotanta dovizia il minimo sindacale è quello di desiderare d'approfondire anche il terzo capitolo della saga, o sbaglio? Cosa quasi spinta dalla chiusura sfumata dell'ultimo brano, per motivi che non so, ma che possono rifarsi al fatto che parliamo di registrazioni in un epoca in cui la stereofonia era ancora in via di diffusione............ Ciò nonostante la qualità tecnica del CD o meglio HDCD è notevolissima, anzi fa meravigliare chi scrive, particolarmente affezionato pure alla grafica ripetitiva di quest'album rispetto al primo anche se con diversi colori.

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