Per la mia prima recensione mi butto su un gruppo meraviglioso, ma non semplice da trattare.

I FORQ, al terzo album (“Batch” nel 2015 e “Forq” nel 2014), sono una band difficile musicalmente da catalogare; sicuramente il termine “fusion” è adatto, ma stare a descrivere tutte le sfaccettature da cui nasce la loro musica è probabilmente una cosa più lunga da fare, che ascoltare l’album stesso, che dura meno di 40’.

Henry Hey (Rod Stewart, David Bowie, Rudder, Lucy Woodward) alle tastiere, Michael League (Snarky Puppy, Bokanté, Banda Magda, Kirk Franklin) al basso, Jason "JT" Thomas (Snarky Puppy, D’Angelo) alla batteria e Chris McQueen (Snarky Puppy, Bokanté, Foe Destroyer) alla chitarra sono i musicisti, autori e realizzatori di “Thrēq”, album registrato a Brooklyn, New York, e messo in commercio dal 4 agosto dello scorso 2017.

Un album magico, che ti rapisce sin dall’intro di “Taizo” in cui Hey usa la tastiera come un basso continuo per introdurre la “voce” del basso distorto di League. Ti porta in un mondo musicale coinvolgente, da far ballare la testa o ticchettare le dita cercando di seguire le ritmiche serrate di Thomas.

Sono assolutamente da menzionare le tastiere devastanti di H.H. ed il surf-rock del basso in “Cowabunghole” (titolo di Becca Stevens), mentre sulla ritmica rockabilly di McQueen in “Fenix” si snoda una linea di “Michele Lega” clamorosa a cui segue un assolo potentemente groovy del leader degli Snarky Puppy.

In “Stannic”, piuttosto breve, ma ricca di sonorità ammalianti, si trovano momenti paradossalmente in stile Alphaville, mentre in “Blue Diamonds” pare di essere coinvolti in un concerto di Jean-Michel André Jarre prima di incontrare la detuned-guitar del chitarrista texano.

Per tutto l’album la chitarra di McQueen ti fa accapponare la pelle con un approccio sonico, al limite della musica microtonale, con effetti distorsivi e riff tra il rock anni ‘60 ed il grunge, mentre i suoni prodotti dal tastierista orchestratore del musical “Lazarus” sono un collante perfetto tra jazz, rock e funk.

D’altra parte delle corde troviamo un Michael League che si diverte e sperimenta suoni e assoli che generalmente parsimonia con gli Snarky Puppy (tranne che nei live, per fortuna!), ma probabilmente sarà il suo ultimo album, dato che già dall’incombente tour nord-americano che partirà a febbraio, sarà sostituito da Kevin Scott (Wayne Krantz, Colonel Bruce Hampton).

Sostanzialmente é la ricerca del suono (anche nella tarantiniano-distopica “Melt”) a farla da padrone in un album che associa plurimi generi musicali, ma nonostante i tecnicismi e le poliritmie, l’album risulta piacevole, immediato e ricreativo. It’s “Tea Time”!

Spero di avervi incuriosito e buon ascolto: la musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori

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