Il 75 è l'anno di questo gioiello.

De Gregori per comprenderlo non lo devi ascoltare, lo devi sentire. Non devi sforzarti di capire il significato di una sua frase, devi aspettare che la frase venga da te. Che la sua musica ti disegni quella frase, quella frase che non è incisa su di una lapide, ma è un disegno. E i disegni non sono testamenti.

Il primo brano,"Rimmel" ti seduce col suo pianoforte, ti parla di un amore che è finito. Senza rabbia, rimpianti, è finito. Basta. Così ricevi in dono quel fatalismo che ti rasserena, non c'è nulla di più elegante e naturale di qualcosa che segue il suo corso.
"Pezzi di vetro" è l'Amore. La dolcissima chitarra arpeggiata fa da splendida cornice ad una poesia cristallina, sussurrata magicamente, quasi che non si voglia svelare a nessuno cos'è l'amore, perché forse non meritano di saperlo, ed allora non alziamo la voce... col tempo incontrerai "Buonanotte fiorellino", così ballerai un valzer notturno coi tuoi pensieri. Una ninna nanna tanto dolce quanto drammatica (si dice che De Gregori l'abbia dedicata alla sua prima moglie scomparsa in un incidente aereo).
"Le storie di ieri" è un'amara riflessione sulla ragione perduta, accompagnata da una melodia di triste rassegnazione (prendendo coscienza della condizione umana...).

Nel tuo viaggio incontrerai scherzi d'autore come "Piccola mela" e "Quattro cani", la famosa "Pablo" favola rurale splendida e desolata, e infine "Piano bar", che i maligni vogliono dedicata a Venditti. Quando De Gregori esclama: "solo un pianista di piano bar, che suonerà finché lo vuoi sentire...", potrai trovarci oltre alla probabile ironia verso il cantautore romano anche la vacuità di tante azioni.

Come fiori in un prato ci colgono, non serve agitarsi. Capito questo non ci taglieremo più coi pezzi di vetro, e tutti potremo essere quell'uomo.
O magari lo siamo.

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