So bene che alla vista di questa recensione mi arriveranno decine di commenti ed opinioni contrarie con i soliti "ancora...", "basta...", che metà delle si schiereranno da una parte, metà dall'altra... non me ne frega niente!

Sembra che anche Guccini voglia dire questo, o più che altro: "Adesso voglio fare quello che voglio, lasciatemi in pace!" (Come se Guccini si fosse mai sottoposto alle regole dell'industria discografica). Ed è così che, tra una tournée ed un discorso infilato tra una canzone e l'altra è venuto fuori questo Anfiteatro Live dove possiamo trovare anche canzoni mai state presenti su un live come Shomér, Ma Mi-Llailah?, nonché i brani dell'ultimo Ritratti e le immancabili Dio è morto, Autogrill e La Locomotiva (curioso il fatto che in questa tournèe non è presente L'Avvelenata, che Guccini disse una volta di cantarla in malavoglia e di farlo solo per far contento il pubblico).

La voce calda e incespicante del Guccio che si impastano su quelle note alla Folk Beat n° 1 in un rivestimento più moderno. Interpetrazione come pochi saprebbero fare, abituali incespicature, ma infondo cosa sarebbe un suo concerto se tutto fosse perfetto, tutto calcolato? Le canzoni di Guccini sono sempre lasciate al caso con parole improvvisate e melodie sempre diverse, o forse si tratta di un "caso programmato" perchè a me piace molto. Canzoni fatte "con sette note essenziali e quattro accordi cuciti in croce".

Io sono del pensiero che uno dei periodi migliori di un cantante sia quando ha raggiunto la maturità, anche se dopo non si è riusciti più ad inventare qualcosa di stravagante ed originale (proprio perchè ha raggiunto la maturità), ma che ha dietro di sé una montagna di materiale dove poter trarre ispirazione ed inventare sempre qualcosa di buono e io credo che Guccini, con quella voce che con il tempo si ammorbidisce sempre più, ci sia riuscito bene sotto quest'aspetto, molto bene.

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