Dopo il bellissimo "Fleurs 1" e il meno incisivo "Fleurs 3" ecco che arriva giustamente "Fleurs 2". La voce della Consoli che si confonde a quella di Battiato nell'inedito "Tutto l'universo obbedisce all'amore", fanno di questo un duetto atipico e per questo straordinario, ornato da aperture orchestrali che tracciano spire di grande profondità. "Era d'estate" chiude degnamente la trilogia di brani di Endrigo iniziata sul primo Fleurs con "Aria di neve" e "Te lo leggo negli occhi".

"E più ti amo" di Alain Barriere è una cover che il giovane Battiato aveva già interpretato nel 1965, in uno dei suoi primi 45 giri e si pùò immaginare il compiacimento con il quale il musicista l'ha ripresa e riadattata per questo progetto arrivato più di quarant'anni dopo. "It's five o'clock" degli Aphrodite's Child è davvero uno dei gioielli del disco, con la splendida voce della cantante iraniana Sepideh Raisadat, le solite volute orchestrali e una bella chitarra acustica. "Del suo veloce volo" è una versione italiana del pezzo "Frankestein" di Antony and the Johnson, redatta da Battiato e cantata in duetto con lo stesso Antony, è la prova brillante della lucida volontà di voler riproporre quel modo di fare cover proprio degli anni Sessanta, anni ai quali in maniera indiscutibile guarda con una certa nostalgia l'intero progetto dei Fleurs.  «Trovo che siano canzoni ispirate, di un momento in cui la canzone era primitiva ed esplosiva. C'era una gioia di vivere che stiamo perdendo» dice Battiato a tal proposito. E con "Et maintenant" di Gilbert Becaud e con "Il venait d'avoir 18 ans" di Dalida il cantautore siciliano continua a raccontarci la sua passione per quell'esprit che solo la grande canzone francese può regalare. "(Sittin' on) the dock of the bay" di Otis Redding, con Anne Ducros e "Bridge over troubled water" di Paul Simon sono forse tra i momenti meno luminosi del disco, un pò per la incerta pronuncia inglese di Battiato, un po' per un'arrangiamento poco convincente. Poi i due pezzi di Camisasca, amico e vecchio collaboratore di Battiato: "Il Carmelo di Echt", sentita meditazione sulla religiosa Edith Stein che trovò la morte ad Auschwitz, e "La musica muore", in duetto con l'autore, ricordo esplicito della grande avventura musicale-esistenziale che tanti giovani vissero sul finire degli anni Sessanta, fatta di memorabili canzoni che giravano nell'aria e frontiere attraversate in autostop per raggiungere i megaraduni.

Il disco si conclude con "L'addio", scritta da Battiato per Giuni Russo e mai interpretata prima dall'autore, la quale suona come un commosso saluto alla grande cantante siciliana prematuramente scomparsa quattro anni fa.

Fatevi avvolgere da questa musica, ne vale la pena.

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