Cosa diavolo sia venuto in mente a Battiato alla fine del secolo scorso non lo sa nessuno, a parte lui, ma ormai non puo' più dircelo. L'album precedente (che era andato anche benino a livello di vendite) era stato l'interessante "Gommalacca" (non un capolavoro, per carità, ma senz'altro meglio di ciò che proponeva a inizio anni '90), e nel 1999, cioè l'anno dopo, se ne esce con un disco di cover di brani italiani, inglesi e francesi, alcuni molto famosi, altri molto belli, altri ancora dimenticati nella memoria. L'operazione pare interessante, almeno sulla carta, meno, molto meno, nella realizzazione, che Battiato affronta in due giorni (12 e 13 agosto) in quel di Milo.

L'idea è semplice (fin troppo). asciugare al minimo, disossare sapientemente (togliendo dunque un po' di inevitabile retorica ma, anche, pathos) una manciata di canzoni che tutti ricordiamo in un certo modo e che invece Battiato sembra volerci dire "guardate che sono meglio come le ho rifatte io", e in alcuni casi il giochetto funziona. Prendete ad esempio "Ruby Tuesday" dei Rolling Stones e rendetela quasi atona e lugubre: ne uscirà un brano molto diverso dal consueto ma, forse, addirittura migliorato rispetto all'originale (lo so che potrebbe sembrare una bestemmia, ma io la vedo, e la sento, così). E certamente alcuni brani si prestano al giochino battiatesco: "Era de maggio", classico della canzone napoletana, assume una forza vorrei dire mistica che l'originale, peraltro sentito per decenni in ogni salsa, non aveva, e anche il recupero di due brani dimenticatissimi di Endrigo ("Aria di neve", "Te lo leggo negli occhi") sono un esperimento azzardato ma riuscito. Trattasi pero' di brani già malinconici di loro, a cui Battiato fa indossare una veste ancora più malinconica: il gioco è fatto, ma è anche un gioco semplice, per la serie vuoi vincere facile.

"Fleurs" musicalmente appare un po' tutto uguale, con un organetto che continua a suonare dall'inizio alla fine, e una partitura orchestrale volutamente soffocata. Spesso, la voce di Battiato (che certo non è mai stato Luciano Pavarotti) sovrasta la musica rendendola quasi superflua, ma anche questa sta all'interno del giochino su cui s'impernia l'intero album. Epperò, alcune cose proprio non funzionano, e sono, ahimé, la maggioranza. Le due rivisitazioni di De André ("La canzone dell'amore perduto" e "Amore che vieni, amore che vai") sembrano una scimmiottatura degli originali, e qui altro che asciugare, qui Battiato ci butta dentro una sofferenza e un dolore certamente consoni con il testo delle due canzoni ma esageratemente disperati, come sentimenti. Alla malinconia di De André si contrappone un dolore orchestrale a cui Battiato sembra non poter resistere. Non parliamo poi delle canzoni francesi: un delitto ls traduzione italiana di "Que res-t-il de nos amours?" ed è meglio tacere della riproposizione di "E io tra di voi" del povero Aznavour, ridotto quasi a un sofferente cronico piuttosto che a un decadente malinconico quale era.

C'è spazio anche per un Jacques Brel, "La canzone dei vecchi amanti", con testo di Duilio Del Prete. Devo riconoscere che il testo è notevole (soprattutto il passaggio "é triste diventare adulti senza essere cresciuti") ma, anche qui, un indicibile dolore sovrasta l'intero brano.

Il punto è questo: l'operazione, nata curiosamente dalla mente di Battiato, doveva essere una specie di "pulitura" di brani malinconici e dolorosi (in fondo non c'è allegria nella playlist scelta dal cantautore siciliano) solo che, tolte alcune eccezioni, Battiato quella malinconia e quel dolore li ha amplificati esageratamente, complice anche di una serie di arrangiamenti piuttosto classici e monotoni (e noiosetti), e non si capisce se l'intento era quello di seppellire il passato di alcune can"zoni storiche cancellandone l'alone mitico che le ricopriva, o se Battiato volesse seppellire la sua figura di cantautore intellettuale in favore di una figura più popolare e dunque pop. Il dubbio c'è, fino alle ultime due canzoni, due inediti. Uno è "Medievale", l'altro è "Invito al viaggio", 7 minuti 7 (con apertura affidata al vocione ieratico di Manlio Sgalambro) in cui Battiato ritorna Battiato, quello ultimo del "Cammello sulla grondaia" o giù di lì (quello che mi piace meno).

Alla fine "Fleurs" (a cui sono seguiti, a distanza di anni, due sequel) è solo un giochino per accontentare il proprio ego, la propria voglia di giocare con la musica, farla propria, masticarla, vomitarla e darla in pasto all'ascoltatore pronto a giocare e farsi giocare. A me i giochi pero', piacciono poco (a differenza di Battiato che è quasi sempre piaciuto molto). O forse più semplicemente l'anticamera di nuove esperienze, non è un caso infatti che da qui a pochi anni Battiato si tufferà nel mondo del cinema, come regista e sceneggiatore (con risultati modesti). Ecco, diciamo che a un certo punto la necessità di sperimentare nuove strade arriva.

Elenco tracce testi e video

01   La canzone dell'amore perduto (03:25)

02   Ruby Tuesday (03:36)

She would never say where she came from
Yesterday don't matter if it's gone
While the sun is bright
Or in the darkest night
No-one knows
She comes and goes
Good-bye Ruby Tuesday
Who could hang a name on you?
When you change with ev'ry new day
Still I'm gonna miss you
Don't question why she needs to be so free
She'll tell you it's the only way to be
She just can't be chained
To a life where nothing's gained
And nothing's lost
At such a cost
Good-bye Ruby Tuesday
Who could hang a name on you?
When you change with ev'ry new day
Still I'm gonna miss you
There's no time to lose, I heard her say
Cash your dreams before they slip away
Dying all the time
Lose your dreams and you
Will lose your mind
Ain't life unkind
Good-bye Ruby Tuesday
Who could hang a name on you?
When you change with ev'ry new day
Still I'm gonna miss you.

03   J'entends siffler le train (03:09)

04   Aria di neve (02:52)

05   Ed io tra di voi (02:54)

06   Te lo leggo negli occhi (03:03)

07   La canzone dei vecchi amanti (03:25)

08   Era de maggio (03:26)

09   Che cosa resta (03:27)

10   Amore che vieni, amore che vai (02:27)

11   Medievale (02:37)

12   Invito al viaggio (07:26)

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Altre recensioni

Di  Ihsahn

 Con questo disco Franco Battiato inanella dei saggi d'amore e di poesia decadente degna dei grandi poeti di tale movimento.

 La canzone dei vecchi amanti... Stupenda nel modo in cui s’appoggia nella metrica di violino.