A scorrere le poche notizie su di loro reperibili online, ci si può facilmente immaginare cosa sia seguito nel cuore dei Garage 29 all'uscita del precedente ep Auto da Fé: prima il fallimento della Linearecord (nonostante la vendita totale della tiratura del disco), poi il matrimonio e quindi l'abbandono del tastierista Carlo Ascoli, in seguito, nel 1998, la stessa cosa da parte del fondamentale batterista Ciccio Nicolamaria.
Quindi... da una parte la delusione e l'amarezza per non riuscire a dare seguito ad un progetto così ben avviato, dall'altra però un'opportunità di crescita. Senza l'ausilio delle tastiere, la chitarra di Ermanno Monterisi e il basso di Claudio Fusato dovevano suonare in modo molto più dinamico, ovvero con molte più armoniche - per quanto distorte - un suono più maturo e moderno, per i gusti di allora. Inoltre l'arrivo alla batteria di un musicista esperto come Luca Piatti (precedentemente secondo chitarrista live), emulo di Jimmy Chamberlain, il funambolico batterista degli Smashing Pumpkins, fece della band sostanzialmente un power-trio ancora più tagliente e aggressivo di come si era presentata nel precedente, forse un po' acerbo, prodotto discografico. La voce di Brian K nel frattempo aveva affinato la tecnica, oltre alla sua maturazione umana come autore di liriche esistenzialiste.
Questo è forse il loro periodo artisticamente più interessante, di certo quello che li ha resi più celebri nelle realtà underground del nord Italia e non solo, viste le entusiastiche accoglienze che conobbero all'estero, specie a Cuba. E parliamo di Cuba, terra di certo non famosa per amare il rock.
Finalmente, dopo anni di perfezionamenti e tentativi (si parla di interessamenti non andati a buon fine di CPI, ovvero i CSI come produttori, e della Lilium di Monza, l’etichetta di Giancarlo Onorato e degli Underground Life) e dopo il riconoscimento addirittura di Amnesty International per un pezzo contro la prigionia, "Istituzione Totale", nel 2001 si accorge di loro la MAP di Massimo Monti, etichetta allora dedicata principalmente al jazz ma che aveva deciso di inaugurare una collana rock. Gli annali parlano di un'esperienza tormentata, anche per la scarsa duttilità di uno studio nato sostanzialmente per registrare jazz. Rifiutato il primo mix, i 4 decisero di incidere altrove moltiplicando i costi, quindi dimezzando i tempi, e forse rischiando di degradare i rapporti.
Il risultato fu questo maxi-single, Amnesia, altro titolo abbondantemente saccheggiato in seguito. In copertina la foto dai colori virati di una discoteca in Corsica dopo un attentato. All'interno una citazione di Sgalambro e 3 brani incendiari, per quanto con una registrazione forse non ancora ai livelli professionali che avrebbero reso loro giustizia.
Si parte dal nuovo singolo, "Bisturi", un brano dall'inizio meditativo e sofferto ma sottoposto ad esplosioni chitarristiche che ne stravolgono il mood. Il bisturi viene invocato per rimuovere fino alla lobotomia il senso di colpa per una vita dedicata all'arrivismo e al materialismo, un sentimento come di stupro ma evanescente, forse mai veramente riuscito, e dove alla fine l'unico a stare male è il mancato stupratore. Un brano che come pochi fa riflettere sulle ambizioni egotiche oggi date per sdoganate.
Si continua con la premiata "Istituzione Totale", altro brano intensissimo, dove si alternano atmosfere riflessive impreziosite di arpeggi cristallini a sciabordate rabbiose di distorsioni e crescendo. Il manicomio e il carcere diventano quindi metafore di vita quotidiana, e la percezione allucinatoria di chi vuole fuggirne si fa proposito di redenzione. Alla fine... la vita germina. Si chiude con le percussioni tribali di "Icaro", un mantrapunk, ritmo di loro invenzione, ovvero una sorta di raga percussivo. Sei minuti febbrili dove la colpa di Icaro si fa contrappasso delle ambizioni umane, dando alla prima "Bisturi" un nuovo significato. Il volo interrotto cambia l'uomo che cade, ma colui che "troppo presto ha cantato vittoria" ha nuove possibilità per "cercare fortuna".
Online esistono delle versioni del cd con 3 brani extra tratti dal primo mix rifiutato. In effetti la registrazione è decisamente più sgradevole, molto meno dinamica e come inscatolata nelle frequenze medie, ma i brani sono tre capolavori inspiegabilmente esclusi dal disco finale (se non per le solite maledette ragioni finanziarie). "Atama (G.P.)" è uno dei primi brani composti con Luca Piatti che, nelle continue e inattese alternanze di vuoti e pieni, impreziosisce di batteria ossessiva. "Tanto Ha Stretto" inizia come ballata intensa e sofferta, per poi diventare rabbiosa denuncia di nevrosi urbana. Forse il capolavoro e la summa della loro arte, di certo uno dei loro pezzi più longevi. Si chiude con la sconcertante "L'Egiziano" (altrove sottotitolata "un pizzaiolo strano"), canzone intrisa di temi esoterici e comunque, insieme a "Beetleseller Dream", uno dei loro capisaldi profetici sui problemi - e le opportunità - sociali dati dalla crescente immigrazione.
Prodotto ancora di troppo breve durata, Amnesia (con i suoi outtake) ha almeno il vantaggio di illustrare il periodo d'oro e "classico" dei Garage 29, cercando di colmare la distanza che si era creata con i loro discograficamente più fortunati compagni di ricerca sonora Marlene Kuntz e Afterhours. Forse riuscendoci, sì, ma… ora che sembravano arrivati, ora che veramente avrebbero dovuto ripartire… si sa… per uno di quei misteri insondabili che affliggono il rock nazionale… venne a mancare ciò che li avrebbe resi immortali.

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