Il problema cruciale nella valutazione di un disco è la prospettiva più o meno seria che si deve avere nel giudicarlo: il giusto mezzo è difficile da mantenere. La domanda è questa: come si deve giudicare un disco divertente e gradevole senza pretese, ma mediocre artisitcamente? Invisible Touch, la famigerata mano arancione dalle cui grinfie i vecchi fan dei Genesis hanno voluto scappare, è il paradigma di quanto ho detto prima. E' un lavoro che si inserisce pimpante nella plasticità degli 80's, sfoderando una serie di hit commerciali che ronzano ancora nelle radio, oggigiorno. Parliamoci chiaro, se confrontato a buoni dischi del nuovo corso genesiano come "Duke", emerge chiaramente che è una boiata. Troppe influenze ottantiane, batteria elettronica scassacazzi, arrangiamenti pacchiani: I Genesis non sembrano quei raffinati che sono (quasi) sempre stati.

Però è anche vero che diversi brani si canticchiano volentieri, e comunque ci sono alcuni guizzi come "Tonight" e "Domino", che risultano abbastanza interessanti. Le canzoni presentano melodie orecchiabili che si ascoltano volentieri se non si hanno troppe pretese. Il disco ha insomma il fascino del disco "colpevole", che nella sua ispirazione commerciale si rivela tutto sommato riuscito e anche grintoso. Voto 3 non come "disco dei Genesis", ma come album a sè stante e reintrante nell'ambito pop. I Genesis sanno fare molto molto meglio, qui il loro talento è sprecato, ma risultano in ogni caso decisamente al di sopra di tante cacchiate del periodo.

Voglio dire, almeno si tratta di un gruppo che sa quello che fa: sono bravi strumentisti, che in sede concertistica rimangono ottimi. Oggi le radio e Mtv ci propinano boiate colossali:  scialbe canzonette adolescenziali; storditi che si inseriscono nella corrente "tunzettara"; gruppi rock che coprono con il loro atteggiamento incazzato l'incapacità di andare oltre due accordi in croce.

In confronto Invisible Touch dei terribili anni 80 brilla come oro.

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