Più che una recensione si tratta di una curiosità, un aggiornamento tecnologico, un'operazione commerciale, chiamatela come volete questa nuova uscita dei "Giganti del Prog" degli anni '70. Non c'è niente di nuovo? A dire il vero qualcosina d'inedito in realtà alla fine e sapientemente salta fuori, ma procedo con ordine.

"Three Peice Suite" è una raccolta tecnicamente qualitativa, nel senso che l'autore, Steven Wilson, non s'è calato nella notevole produzione dei primi tre capolavori del gruppo britannico attivo come saprete dal 1970 al 1980, scegliendo quelli di maggior successo o a suo insindacabile giudizio migliori, bensì s'è ritrovato fra le mani solo 9 nastri multitraccia dei 21 brani che complessivamente compongono la prima trilogia dei Giganti Gentili. Ne consegue, ahimé, che i rimanenti 12 sono andati perduti, a differenza invece di quelli di "Octopus", già sottoposto ad un'operazione di lifting dallo stesso Wilson e degli album sucessivi, viceversa già sottoposti a rielaborazioni.

L'operazione tecnica ha come risultato la pubblicazione di questo lavoro edito sia in doppio vinile che in CD+Blu Ray, personalmente sono andato sulla prima opzione ed è a questa che si riferiscono le mie impressioni, il CD contiene lo stesso materiale per un'ora abbondante d'ascolto, mentre il blu ray è decisamente ricco nel senso che contiene la riproposizione integrale ed originale dei primi tre album, lo stesso CD remixato e le versioni dei brani in esso contenuti puramente strumentali. Da un punto di vista economico la seconda scelta appare vincente, ma per gli anziani del settore sarà inevitabile la prima.

Andando a scorgere l'elenco dei brani: 11, però i conti non tornano, infatti il primo vinile contiene "Giant", "Nothing at All" e "Why not?" dall'album d'esordio, seguono "Pantagruel's Nativity" e "The House, the Street, the Room" tratti da "Acquiring the Taste, mentre il secondo riporta sul terzo lato: "Schooldays" and "Peel the Paint", seguono nella quarta facciata: "Mister Class and Quality?" e "Three Friends" a chiudere abbiamo infatti un inedito "Freedom's Child" e una rielaborazione di "Nothing at All" operata dallo stesso Wilson.

Liquido velocemente l'analisi dei 9 brani "riesumati" rilevando semplicemente che l'operazione di ripulitura è senz'altro riuscita, anche grazie alla circostanza che gli originali scontavano talvolta una qualità non eccelsa, specialmente nella riproposizione digitale, anche nelle riedizioni made in Japan su CD SHM e vengo alle "novità": la prima riscoperta dalle incisioni dei Giant di fine '69 che ci consente di trovare una brano decisamente melodico che mette in risalto sia la voce di Derek Shulman che le qualità del fratello Ray al violino, davvero ispirato in questo frangente; più che un out take a mio parere è un provino, chissà per quale motivo risparmiato alla distruzione del tempo, molto piacevole ma che non è di certo in grado di suscitare brividi nell'ascoltatore abituato a ben altra grinta e sonorità. Abbastanza coerente con l'inedito è la tranquilla rielaborazione di "Nothing at All" che da un punto di vista tecnico ha quasi del miracoloso: sembra infatti un arrangiamento postumo del brano, in forma di pacata ballata, da parte degli stessi autori.

E vengo al succo, al giudizio di questa produzione che lo stesso Wilson descrive nelle (lunghe) note interne come sia: "basata su sofisticati software in grado di ripulire i suoni delle singole tracce conferendo maggiore definizione e nitidezza all'elaborato, senza tuttavia modificare in alcun modo la musicalità originale", che si può senz'altro dire riuscita a pieni voti restituendoci quei brani con un dettaglio che ahimé gli originali un po' celavano, senza meravigliarci più di tanto se consideriamo sia l'anno di pubblicazione degli album che le capacità finanziarie del produttore dei primi Giant, quel giovane Tony Visconti che come lui stesso afferma "scommise molto su questo Gruppo che avrebbe dovuto salvare il mondo musicale dalla mediocrità!".

Perciò l'ascolto è senz'altro di notevole soddisfazione, con l'unica nota triste che esso si limita a meno della metà della produzione dei giganti del prog, per il resto dovremo "accontentarci" di quanto abbiamo nella nostra discoteca........

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