Sconosciuto ai più, George Gruntz, è un compositore, arrangiatore e musicista svizzero, classe 1932. Lavora con personaggi del calibro di Chet Baker, Don Cherry, Dexter Gordon e Phil Woods e cura la direzione artistica di numerosissimi festival di musica jazz e orchestrali. Nella prima metà degli anni ’70 fonda la George Gruntz Concert Jazz Band e questo Piano Conclave è una successiva emanazione della sua idea d’ensemble.

Dei due dischi a questo nome, il secondo è certamente più intrigante e appassionante e la sua storia è principalmente connessa alla scelta dello strepitoso quanto anomalo ottetto, formato da sei tastieristi più la sezione ritmica. I nomi, tanto per inquadrare la faccenda, sono Gordon Beck, Wolfgang Dauner, George Gruntz, Jasper Van’t Hof, Joachim Kuhn, Martial Solal, John Lee al basso e Alphonse Mouzon alla batteria.

Dall’analisi dei nomi, sembrerebbe di dover affrontare tematiche esclusivamente jazz, mentre sono frequenti scorribande molto particolari in funky, space rock da jam session, qualche tratto hard avanguardistico e qualche chicca di fusion canterburiana. Chiarificatrice delle intenzioni è la traccia d’apertura “Rumba orgiastica”, complessa e trascinante, trasversale ed eterogenea, eppure scorre fresca come un ruscello di montagna. Più articolata e sperimentale è invece “Hal-Lucy-N-O-One-Step”, mentre trovo particolari e inconsuete le trame della sequenza “Zookie Cookie” / “Lookie Pookie” con inserimenti di rock’n’roll, ragtime, inframmezzate da furibondo e coinvolgente jazz rock. Qui e là appaiono brevi sequenze dai rimandi zappiani, specie del periodo funkeggiante di George Duke, come in quel momento molto seducente che è “Tango Teclado” dove viene esibita una maestria al Grand Piano davvero rara e uno splendido solo di synth, credo da parte di Van’t Hof, che apre e rilancia tutto in stile softmachiniano. Mentre è persino anticipatrice di certi temi Weather Report la splendida e dinamica “Shoo-Fly-Shuffle”.

Il disco non è solo esibizione di muscoli, ovvio che ce n’è parecchia, ma per chi ama il jazz rock e la fusion di quegli anni credo proprio che possa trovare in queste trame, pane per i propri denti. Consiglio davvero di cercarlo, anche se il disco esiste solo in vinile e sui mercati è piuttosto caro, ma rovistando …

p.a.p. Sioulette

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