Ghali nasce a Baggio (MI), nel '93, da genitori tunisini.
Cresce a Baggio.
Inzia a rappare in adolescenza.
Molla la scuola.
Diventa socio di Guè Pequeno e Fedez, salendo spesso sul palco con loro in veste di doppia voce.
Fonda i Troupe d'Elite, proprio nel periodo peggiore (2012) per riproporre una copia dei Gemellli Diversi.
Non so bene quando, ma ha provato pure a sfondare ad Amici (qui la testimonianza).
I Trupe d'Elite vengono sputati(=licenziati) dalla bocca del destino(=major) dopo essere stati opportunamente masticati (=bloccati in un contratto del cazzo).
Ghali ci sta male.
Ma Ghali incontra Charlie Charles, genietto di un produttore nonchè massimo precursore del trap-rap italiana.
Ghali inizia a spaccare, grazie a singolazzi come "Sempre Me", "Cazzo Mene" e "Come Milano".
Tutti pubblicati su Youtube.
A inizio 2016 esce quel gioiellino di "Dende", che pur parlando sostanzialmente dell'essere fatti ammerda, lo fa con le rime più fighe che si potessero usare.
Verso maggio dello stesso anno esce "Wily Wily" (altra mina) con un bel video girato nel deserto.
L'hype sale.
L'hype sale ancora.
A novembre '16 esce "Ninna Nanna" in esclusiva su Spotify.
Record di ascolti.
Ghali è ufficialmente il rapper italiano più caldo del momento, pur non avendo ancora un album all'attivo.
L'Album arriva a maggio '17. Com'è?
Allora, parlando chiaramente: funziona alla grande, non come disco rap, ma come prodotto pop destinato alla masse. Pop di qualità e poliedrico. C'è la trap ("Pizza Kebab", "Lacrime", "Ricchi Dentro"), l'house-pop ("Habibi", "Happy Days"), il melodismo radiofonico ("Milano", "Oggi No"). Ci sono i ritornelli martellanti (quello di "Ricchi Dentro" su tutti), un sentimentalismo tutto originale, stile a palate e flow di gradevole ascolto. Se il pop meticcio doveva suonare così, lo accettiamo e lo accogliamo.
Poi però arriva una stronzata di becero e complottista qualunquismo come "sapevi che l'AIDS si cura e il cancro pure / solo che noi siamo troppo poveri per quelle cure" e allora pensi che Ghali l'ha fatta fuori dal vaso e che magari alla prossima dovrebbe pensarci due volte prima di sparare sentenze su argomenti così "grossi". E non solo: capisci anche come si debba moderare il linguaggio nel momento in cui si vuole caricare di aspettativa (forse per ricevere poi indietro qualcosa?) un rapper di 24 anni annunciandolo come il profeta dei migranti e una voce importante pro-IUS SOLI. Perchè poi c'è il rischio che accadano cazzate del genere, e che a far la figura di merda non sia solo l'artista (che è il colpevole principale, ok) ma anche chi diceva che "nei suoi versi c'è uno stile poetico raro, l'eco di una sacralità rituale della parola". Non capisco davvero perchè gonfiare questa musica di un significato che non ha. Il pop è pop, i ventiquattro anni sono i ventiquattro anni, uno che non ha mai letto un libro è uno che non ha mai letto un libro. Potrà essere un bravo artista, e lo sarà. E agli artisti è concesso esprimersi liberamente, nei limiti del rispetto dei loro ascoltatori. Questo di Ghali è probabilmente il più tristemente brutto tra i versi mai scritti nella storia della musica italiana.
Ghali, non penso chiederai mai scusa, per il semplice fatto che non ti accorgerai mai delle proporzioni bibliche della minchiata che hai detto. Per questo ti perdono. La prossima volta, però, sta' nel tuo.
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Altre recensioni
Di marcirap
Ghali è un artista poliedrico, capace di passare dalla trap più dura ad orecchiabili canzoni da club.
Il disco non ha una vera natura, non ha delle influenze musicali evidenti, ma è un prodotto originale che ha consacrato Ghali come uno dei più bravi rapper italiani.