È difficile essere un fake.
Sempre sull'orlo della crisi di identità, si rischia di continuo di confondersi e perdersi nelle altre personalità.
Se però il creatore è bravo, sa che il trucco è renderle il più differenti possibile: indipendenti, ortogonali. Come il giorno e la notte, lo Yin e lo Yang, l'hair-metal e la lagna-rock.
Ovviamente, questo vale se le incarnazioni sono soltanto due, ma spesso sono multiple e, in quel caso, il creatore deve ragionare in spazi N-dimensionali affinché l’illusione regga.
Ma questo non è un problema del fake, lui vive tranquillo nella sua dimensione, ignaro della complessità che lo circonda, finché un giorno… accade qualcosa.
Qualche settimana fa, era sabato mattina e mi dedicavo ad un po' di attività aerobica con l'intenzione di procurarmi un credito calorico da sperperare la sera stessa in alcool. Quando, d'improvviso, sento uscire dalle cuffie una musica diversa dal solito: niente chitarre acustiche, niente folk, sembra quasi un canto ecclesiastico. Mentre mi stupisco di ritrovarmi religiosa (credevo che il mio personaggio fosse ateo), il brano cambia, parte una chitarra elettrica, un coretto e... Che diavolo ci faccio negli anni '80?!
Mentre ancora mi chiedo cosa mai stia succedendo, realizzo che sto ascoltando l'ultimo disco dei Ghost (band heavy-metal di Linköping, Svezia, dedita a travestimenti teatrali e flirt, non troppo convincenti, con la blasfemia), Skeletá, e mi sta pure piacendo.
Sarà che mi rimanda a tanto altro, ci sento:
- una certa melodrammaticità di fondo, tipica dei primi House Of Lords;
- chitarre agricole in cui, in certi frangenti, si viene rimandati a certi Mercyful Fate (anche l'immaginario ne è fortemente debitore) e, in altri, ai guitar-heroes più melodici all'epoca in grande auge;
- sprazzi di Journey e di Europe (visto che sono svedesi pure quest'ultimi, la liaison ci sta);
- una immediatezza nelle linee vocali e nelle melodie trainanti che riporta a Dokken e Stryper. Ma anche l'Ozzy Osbourne più amerigano;
- infine, un’evidentissima impronta degli inghlesi Def Leppard, diciamo periodo Pyromania/Hysteria.
Intanto, sono travolto da un vortice romantico-sentimentale: ricordo quando ero giovane, spensierato, aitante e bellissimo.
Un attimo, un attimo.
Aitante e bellissimO? Io?! Ma non ero una donna?
SpensieratO? Ma se a quell'epoca ero la bimba più pensosa di Napoli e provincia!
E poi, diciamolo, ero ancora in fase “sigle dei cartoni animati” (#forse) e non avevo la minima idea di chi fosse questa gente (a dir il vero, neanche ora mi sono propriamente intimi).
Oh no, ci sono: sono di nuovo Sfascia!
Mi sento un po' a disagio, mi preferisco in versione Metallo-della-mverte, almeno lì ci si diverte sul serio. Però, devo ammetterlo, questo disco è ottimo per allenarsi, anche se, essendo Sfascia, tutto questo sforzo stasera mi frutterà, al massimo, una pinta di Aqva Velva. Decisamente, non ne vale la pena.
Non pensavo di essere così ottantiano. Questo disco, sebbene del 2025, è talmente debitore e in assoluta continuità con ciò che offriva quel decennio, che già sento le spalline spuntare sotto la maglietta, i capelli che si gonfiano in modalità permanente istantanea e il ciuffo che si fa largo sulla testa.
Però… questo pop-metal liscio e rassicurante, totalmente inoffensivo, non sarà troppo easy listening per l’Esimio?
O cavolo…
E se fossi Withor?!
Vorrebbe dire che, un giorno, nella mia playlist potrebbero esserci 883...e potrebbero piacermi!
Ora ho davvero paura.
Mi correggo: non è difficile essere un fake. È terrificante.
P.S.: Disco consigliato ai nostalgici degli anni Ottanta e a chi desidera una capigliatura super vaporosa.
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