Tra i formidabili, atavici et indissolubili fenomeni difficilmente spiegabili connaturanti da tempo immemore il nostro amato Belpaese, evitando inutili cenni alla recente bolla Berlusconiana - che prima o poi alla stregua della New Economy, per citare un fenomeno dalle equipollenti caratteristiche, dovrà necessariamente implodere - esiste e sussiste una fenomenologia utopica sempre più scientificamente strutturata e semi-acriticamente sdoganata alla gran parte del volgo.

Numeri alla mano il cosiddetto “Giuoco del Calcio” (che del primo suffisso non sembra contemplare neppure un lontano ricordo) risulta del tutto plebiscitariamente accettato e facente parte delle quotidianae vitae delle geograficamente multiple masses non solo stivaliformi: una rete inestricabile e inespugnabile compositamente orchestrata da una multiforme intelaiatura (abnormi interessi economici, contiguità con la politica e così via baratrando) nella quale il fruitore ultimo si trova spesso inconsapevolmente attanagliato: un fenomeno di orizzontale induzione pro ottenebratio-mentis che presenta i crismi del rabbrividente tanta e tale e la propria capillare scientificità; l’ha capito, e non a caso largamente sfruttato anche per le proprie fortune elettorali, il già citato Presidentissimo (sempre sia lodato) nei primi anni delle sue “fortune” para-politiche.

Ma bando alle vacue cianc(i)e: nel qual caso qualcun_ di Voi scettici possa avanzare dubbi sulle mie pretestuose parole (da piccino amavo giocare a pallone: di più, ero anche un discreto terzino destro) sulla odierna reale natura attinente il roteante mondo del Pallone ma altresì su quali siano stati i processi evolutivi degli anni passati: personalmente tendo a propendere che la realtà attuale surclassi abbondantemente la narrazione ivi contenuta.

Ebbene, almeno una sera nell'accomodarcisivisi sul proprio e meritato divano, antziché sciropparci l’ennesima e assolutamente irrinunciabile partitona [c'è l'imbarazzo della scelta: Campionati vari, Coppe Italia, Euro League, Cempions Lig, Coppe Confederate, Coppe del Nonno, Europei, Qualifiche, Spareggi, Amichevoli, Mondiali, Pulcini, Dilettanti, Promozione, Serie B, C1, C2, D4, affondato... di certo non si può affermare che ci facciano mancare il materiale] si (ahem..) inietti questa oretta scarsa di sobriamente diluita testimonianza di vita: una sorta di video-memoria del calciatore, ma soprattutto dell’uomo Carlo Petrini: uno che a questo punto della propria vita, purtroppo per Lui, racconta in virtù del fatto che “non ha più nulla da perdere”: fortemente debilitato nel corpo, meravigliosamente presente nel lucido intelletto e nel ricorso alla memoria, ripercorre senza alcuna retorica e senza alcuna ricerca di “assoluzione” per sé stesso, la propria carriera para-calcistica evidenziandone le mille aberrazioni (normalità?) che sembrano divenute parte integrante di questo imponente circo socio-mediatico, narrando con assoluta precisione, senza risparmiare nomi e ben definite circostanze, le vicende che questa vita gli ha apparentemente e generosamente regalato: cresciuto in una famiglia di modeste disponibilità economiche, proiettato sin da giovanissimo nel già opulento (bazzecole rispetto alla contemporaneità) gotha del mondo pallonaro di fine anni 60.

Si passa dal doping (forzato), del e sul quale nessuno osava proferir parola, alle settimanali scommesse clandestine per una letterale discesa negli angoli più bui del nostro intoccabile "giocattolone preferito".

 

Sia chiaro però che questo discorso resta circonciso tra noi... L’hai detto caro Trap!

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