Gianluca Grignani rappresenta l'artista italiano più controverso degli ultimi 20 anni.
Il percorso artistico del "Grigna" lo racchiudo in un cerchio e "Sdraiato su una nuvola" è il lavoro che lo chiude, ricongiungendolo a "Destinazione Paradiso".
Per chi non conoscesse la sua storia, dopo il debutto incredibile, il buon milanese intraprende una strada di sperimentazioni musicali tra "Fabbriche di Plastica" e "Campi di Popcorn", venendo riconosciuto come il migliore artista italiano degli anni 90, fino ad un declino da far impallidire qualsiasi fan del "Joker".
"Sdraiato su una nuvola" nasce tra tour, Monza Rock Festival e il suo soggiorno in India, durante le riprese del film "Branchie" (film molto brutto).
Ed è qui che chiunque si aspettava un Grignani grunge, da suoni cupi e introspettivi, ma non fu così.
Quel ragazzo di 27 anni, incazzato col mondo, psichedelico e incoscente scompare per sempre (anche a causa dei "flop commerciali" dei due album precedenti).
"Sdraiato su una nuvola" segue il "Giorno perfetto" (e non il rock psichedelico, visto in precedenza) con una serie di ballate pop e da un cantautorismo influenzato pesantemente da un cofanetto di John Lennon, consumato durante le riprese del film.
"Speciale", "Sincero e Leggero", "Le mie parole" e la title track sono brani di alto livello (altissimo nei testi), ma soprattutto, in un album lento, calmo e "piatto" nel finale, spicca "La libertà", brano molto simile al "Giorno perfetto".
"Sdraiato su una nuvola" rappresenta il canto del cigno del "Joker", che dopo 5 album in 6 anni, smetterà di sperimentare e inizierà a rasare aiuole, componendo brani di qualità abbastanza discutibile e con piccole chicce composte tra il 1995 e il 1999 e inserite negli album usciti nel nuovo millennio ("Alex", "Le-Ro-Là", "Bambina dallo Spazio").
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