LA DISCIPLINA DELLE COSE - Parte 2 : DOLGOPAX
"Noi non siamo così. Vogliamo abitare dove un aroma può commuovere, un gusto travolgere. È tempo di proposta, di innovazione visionaria." (Claudio Rocchi)

L'Oltrarno è la parte defilata e scura delle due sponde.
Proseguendo da Via de' Bardi lungo la strada che porta a Via San Niccolò si giunge davanti a Palazzo Vegni, l'edificio in cui dimorò, negli anni della fuoriuscita dall'URSS, Andrej Tarkovskij. Continuando sullo stesso tragitto e imboccando Via dell'Olmo si può visitare il negozio di Anacleto Abraham, CLET. Luoghi fisici, ma anche della mente.
Dolgoprudnyj si trova in Russia, Oblast' di Mosca. Poi c'è Tallinn. Isfara sta nel Tagikistan. Dolgoprudnyj è nota anche come Dolgopa. Ben oltre la geografia, anche questi possono essere luoghi della mente, come lo furono Ulaanbaatar e il Deserto del Gobi. Non tutta la musica viene prodotta e pubblicata per gli stessi motivi. Certa musica viene prodotta per il corpo, cert'altra, l'altra, viene allevata per la mente. È il caso di Nulla è andato perso.

NEAP è il manufatto fonografico su cui è inciso parte del tour che Gianni Maroccolo ha diretto e prodotto nel 2016 e pubblicato il 4 Marzo 2017. In copertina la visione che il pittore Claudio Capecchi ha voluto dedicare all'amico Claudio Rocchi. Della produzione fisica, artigianale e lavorata a mano, se ne è occupata la Bottega Contempo Records di Firenze. Il tour è stato completamente autogestito e autoprodotto dallo stesso Maroccolo con Enzo Onorato, manager e agenti non sono stati neanche presi in considerazione. Una tradizione che fa riferimento alla storia e al metodo Consorzio Produttori Indipendenti. Case coloniche e stufe a gas. Assolutamente fuori da qualsiasi circuito pop e/o spiccatamente mercantile, la tempra austera da Samizdat di un'opera per poco non clandestina. Le prove sono state condotte tra le querce di Carpineti a Reggio Emilia, sull'Appennino Tosco-Emiliano, e dopo circa un mese il piano collettivo prende forma, s'alzano i canti e si muove la danza.

Se in VDB23, il lavoro in studio del 2013, furono le scosse elettriche del giorno nei pomeriggi che aspettano la sera, questo florilegio dal vivo è l'introspezione intimista del vespro. Arrangiamenti notturni di un animale notturno, la sostanza delle cose è il silenzio delle cose. Candore, accoglienza, calore, forse languore, ma non svenevolezza, anzi gentilezza e lodevole vulnerabilità che si tramuta in potenza, in riflessione, in una specie di disciplina.

"La musica è legata poco alla realtà. Anche se è legata, lo è senza ideologie. Tuttavia, come per miracolo, la musica penetra l'animo umano. Che cosa risuona in noi, in risposta al rumore elevato ad armonia? Come si trasforma per noi nella fonte di un immenso piacere che unisce e commuove?" (Andrej Tarkovskij - STALKER - 1979)

NEAP è il frutto di Maroccolo raccolto da un Insieme musicale straordinario sulle tracce di sonorità ricercate e immateriali che riescono tuttavia a non perdere la relazione con il circostante terrestre. Fedele alla natura multisolista dei suoi lavori personali, Maroccolo ne è Direttore d'Ensemble e Produttore e si adorna di una collettività musicale che non è per niente band di supporto. Antonio Aiazzi, il maestro Beppe Brotto ai sitar, esraj, chitarre, mandolino e cornamusa. Andrea Chimenti al canto, al piano elettrico e all'acustica merita una nota particolare. È eccezionale il modo in cui l'ex Moda riesce ad entrare con eleganza setata e garbo nel mondo lirico e vocale delle voci che interpreta lungo tutto il programma. Una sensibilità musicale prodigiosa, più vicina al fascino sonoro di Peter Murphy che alla fisicità di David Sylvian. Un cantante solido e pieno di grazia. Sotto tutto ciò c'è la batteria essenziale e funzionale di Simone Filippi (chitarra storica degli Üstmamò) che si occupa pure di electronics, voce e chitarra acustica, la presenza discreta di questo disco.
In tempi di egocentrismo urticante è toccante vedere e sentire come i musicisti si mettano a disposizione di Marok accompagnandolo nel suo viaggio intimo e di come lo stesso Maroccolo si presti a sua volta al servizio della musica e dell'insieme in evoluzioni il cui fulcro musicale e testuale è organo di un processo policentrico virtuoso. Nonostante la gioia delle esecuzioni, però, Maroccolo non dimentica mai il suo temperamento introverso.

"Rinascere Hugs Suite" si diffonde come un racconto gotico in cui alla fine si intravede la luce. Una lunga drammaturgia in cui emergono, in questa versione dal vivo, sezioni di arrangiamento più rotonde rispetto a certe asperità dell'originale in studio, e un'inedita, per Maroccolo, stanza quasi-progressive. Incubo gotico lo è per davvero "Santissima dei Naufragati" di Capossela che riporta alla mente le atmosfere del romanzo di Edgar Allan Poe, seguita dalle ugualmente tragiche "Peste" e "Versante Est". Poi ci sono gli ospiti. Godano, Alessandra Celletti che sonorizza lieve l' "Opening" di Philip Glass. Incantevole è la trama tenue tessuta da Ginevra Di Marco in "Elianto". Frastornata di elettricità è, invece, "La Battaglia" condotta con Renzulli. Irrompe a poco a poco una versione agitata e fragorosa di "Aria di Rivoluzione" di Battiato, sedata successivamente dalle cantilene folk di "No Potho Reposare" di Salvatore Simi/Giuseppe Rachel (di nuovo un omaggio alla Sardegna) e dalla fisarmonica di "Maria Walewska", originariamente appartenuta al catalogo teatrale dei Beau Geste in Transea. "LD7M" incede regale e poi si sgrava al cielo: "Questo corpo va lasciato, ho voglia di uscire, di lasciarmi andare finalmente alla natura dell'anima, leggera. Vedo una coppia di amanti che mi attrae: mi crederanno un bambino". Si rende riconoscenza all'influenza dei Residents con la marcia funebre sublime di "My Window". Un lampo sulla notte è lo steinway lunaire di Chimenti di "Non Accenderti", un canto notturno estrapolato dal suo repertorio solista - Yuri. "Nulla E' Andato Perso" chiude con la voce registrata di Claudio che oggi fluttua finalmente leggero tra Orione e le Pleiadi.

NEAP è un disco necessario e senza abbellimenti, grezzo, salubre. Ha un suono pulito proprio perchè sporco, puro. No overdubs, niente correzioni, niente parti rifatte in studio, in questo senso è considerevole il lavoro di fino svolto durante la tournée da un altro componente della Big Family, il fonico Vladimir Jagodic. Nessuna autocelebrazione in questo progetto che l'integrità non si svende, neanche se non funziona... neanche se non funziona. Maroccolo è quello che quando ci fu da fare soldi facili se ne andò sbattendo la porta. È un fiume che va verso il mare per devozione da oltre trent'anni e che, soprattutto, continua a fare musica. Moderna, rumorosa, interessante. Oggi è anche nei Deproducers, un altro dove ancora, tra Supernovae e Isole Svalbard, laddove si decolla e la luce raggiunge i confini dell'universo conosciuto, il nostro orizzonte cosmico nello spazio e nel tempo.

NEAP ha quel tipo di contenuti a cui bisogna dedicare il giusto tempo di fermentazione.
È un disco da ascoltare con lentezza - Bolormaa, che la retta è per chi ha fretta.
Due ore e mezza di suoni che come per il tempo interiore della durée possono sembrare un attimo oppure l'infinito. Una metamorfosi in cui frantumare e poi trasformare sofferenza, rabbia, miseria, nostalghia ed allerghia in bellezza, in qualcosa di sacro che vinca l'atterramento di certi giorni. Ha un'intimità, un'irriducibile qualità di mistica sovietica. Andrebbe ascoltato con la stessa spiritualità e la medesima devozione con cui si ascoltavano idealmente Linea Gotica o In Quiete: casolare isolato in altura, luci spente e fuoco acceso, il silenzio dentro e il freddo fuori, zuppa sempre sulla fiamma e pane caldo, vino rosso fermo e tabacco tostato, poi, alla fine, ancora silenzio liturgico secolarizzato e raccoglimento. Aspettando l'inverno in autunno, sulla vetta di una montagna o giù nella profondità di un mare.

"Torna il mattino vuoto, vuoto,
mattino vuoto luminoso pieno
[...] e il vuoto è pieno, pieno

Terre battute dai venti infoiati dai monti
sereno incanto splendente di sole e di bianco
dense sfumate nuvole di piombo
grigio verde d'intenso blu

Memorie e passi d'altri ch'io calpesto
su stanchezze di secoli, in alterna cadenza
gioia che riannoda dolore che inchioda
gioia che riannoda dolore che inchioda
dolore che inchioda, dolore che inchioda."

Queste parole, incise su una roccia, furono scritte da Lindo Ferretti (CSI - Inquieto - 1994).

NEAP è materiale resistente fedele alla linea, è est/etica, è Rude Pravda.
È un antitodo che copre il peso di queste distanze. È un ideale, un'utopia, un'illuminazione.
Una dimensione fuori dagli spazi di disperazione perchè oggi è domenica, domani si muore.
È geografia interiore e relativo détournement.
La Siberia, Pedra Mendalza, l'Elba, Finistère, Mostar, Växjö e tutti gli altri dove.
Questi posti esistono. Lo spirito li raggiunge. Si svincola da questo spazio e da questo tempo.

"Nord, Sud, Est, Ovest. Esiste, secondo un antico detto orientale, un quinto punto cardinale. Quello in cui ti trovi tu. Anche noi, come la polvere, continuiamo a spostarci. Perplessi il più delle volte. Anche se ogni tanto ci sembra di ricordare qualcosa a proposito della felicità."
(Gianni Celati/Davide Ferrario - Sul 45° Parallelo - 1997)

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