LA DISCIPLINA DELLE COSE
"Se volete un tema conduttore, eccolo: la vita, a partire dal battito del cuore." (Roger Waters)


Il Monte Arci in Sardegna deve essere stato un altro notevole luogo di elezione ed elevazione. La vita musicale di Gianni Maroccolo sembra essere scandita da incontri e luoghi di levitazione campestre e marina. Rio Saliceto - la Bretagna - Val d'Orcia - il Cilento. Ovviamente Via dei Bardi, a Firenze.

Come un workshop in Puglia e una prima frequentazione di un paio di giorni possono cambiare la vita e fargli prendere percorsi inaspettati. In Puglia Gianni Maroccolo incontra, qualche anno fa, Claudio Rocchi: cantautore, scrittore, produttore, poeta, bassista nel primo album a nome Stormy Six (Le idee di oggi per la musica di domani), regista del film Pedra Mendalza, editore (Re Nudo), esponente di punta del folk-psichedelico degli anni sessanta/settanta italiani, da solista e in collaborazione con Paolo Tofani degli Area, autore di due dischi con la CRAMPS di Gianni Sassi e Sergio Albergoni, monaco induista per tre lustri, conduttore e fondatore radiofonico, prima in Italia con Radio Krishna Centrale, poi a Kathmandu dove fonda la Himalayan Broadcasting Company (HBC).
Nei giorni del workshop Maroccolo sta preparando un album, avrebbe lasciato l'attività dopo questo lavoro, occupandosi solo di produzione, ma i suoi estimatori e Rocchi lo faranno desistere da questo intento e il disco, da opera d'addio, si tramuta nell'opera della Rinascita. Rocchi e Maroccolo, si conoscono, si scrutano, si scoprono spiriti concordi, cominciano ad amarsi, nonostante il retroterra artistico dei due sia evidentemente molto distante, con Claudio legatissimo agli anni sessanta e settanta, cultore delle filosofie orientali, quasi sprezzante degli anni ottanta, e Gianni invece mai troppo affezionato al progressive e formatosi e sviluppatosi proprio in quegli anni ottanta europei contrassegnati da new wave, synth-pop, post-punk. Gianni chiede a Claudio di collaborare al suo disco, inserendo magari dei testi ed operando anche sulla composizione delle musiche. Quello che esce fuori dal Super-Duo è VDB23/Nulla è andato perso.

Pubblicato in una prima edizione nel 2013, finanziato in crowdfunding (in tempi recentissimi in cui questa pratica non era ancora consuetudine), è stato ristampato nel 2015 per i negozi di musica tutti, e segue di nove anni A.C.A.U. - La nostra meraviglia (2004), primo album "multisolista" di Maroccolo. Registrato prevalentemente tra la Bicocca di Cecina e a Marrubiu in provincia di Oristano, sotto il Monte Arci. Artwork originale e produzione di massimo rispetto che odorano di artigianato asiatico avvolto in carta del Nepal e timbrato con inchiostro isolano. Quasi tutto Made in Sardinia, come in un doveroso tributo spirituale all'Isola che ne ha ospitato concepimento e fioritura.

Vdb23 sta per Via dei Bardi, mitica via fiorentina dove negli anni ottanta Maroccolo mosse i primi passi nella musica. Il numero civico originale dove questo avvenne era il 32, qui invertito in 23. Numero importante per i due musicisti, che significa parecchio, ma qui il suo significato è stato interpretato principalmente come mutamento, cambiamento, rinascita.
Il Bar Do indica uno stadio intermedio, sospeso tra la morte e la prossima rinascita, ai bordi della vita, Libro Tibetano dei Morti, DOLGOPAX. Rocchi e Maroccolo venivano fuori entrambi da periodi difficili di dolore fisico e spirituale, VDB23 è la risposta a tutto ciò.

Questa è un'opera, non un disco, un lavoro che si porta dietro tutta la pesantezza di una vita e tutti gli acciacchi e gli ingombri di corpi umani che all'improvviso però trovano una via preferenziale e, riappacificati, prendono un volo nello spazio. Acqua (Maroccolo) e Fuoco (Rocchi): due elementi che si incontrano e ne creano un terzo, l'aria che evapora e sale nel cielo. Kundalini, Nettuno. Ne viene fuori un disco duro e sofferto, emotivo e commosso, spesso segnato da una certa rabbiosità innescata però dall'amore profondo per le cose, per le persone, per il creato e l'esistenza. Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine. Un artificio di due uomini che nonostante le delusioni si mostrano grati e meravigliati dal passaggio intermedio della vita terrena. Disco liquido, difficilmente classificabile, che fluttua oltre i generi tra Industrial Rock, Psichedelia, Folk-Tronica ed Elettronica, un album che riesce nel sublime, nell'attraversamentro trasversale: a fronte di alcuni passaggi di musica violentissima accostare canti di magnanimità di una generosità umana disarmante, in trame quasi, ma non esattamente, progressive, ma anzi evolute ed evolutive.

"Vdb23" apre la raccolta. Il basso_pneumatico introduttivo di Maroccolo ricorda, per carattere, quello ultra-distorto di "Narko'$". Come per molti brani dell'album anche questo è diviso in sezioni: caos iniziale, intermezzo folk-psichedelico che dura pochi attimi, parte cantata che marcia simile ad "Hiding All Away" di Nick Cave and the Bad Seeds per scrittura e sonorità, scaricata tensiva finale para-industrial, racconto in musica di Rocchi solenne, ma severo:

"Ho notato costanti: che i mondi e gli universi sono anche fatti d'inganni,
di terre senza acque e le pessime abitudini spesso vincono le gare
e gli animi gentili si trovano negli angoli, paludi imbarazzanti,
travolti da arroganze, deliri di potenza, espliciti inganni, reiterate gelosie.
Come non credere, di tanto in tanto, all'errore all'ennesima potenza
di qualcosa che sfugge, che il Signore presupposto avrebbe fatto DANNI [...]
Uccisi gli animali, uccisi gli uomini e i bambini, uccise le donne,
i vecchi, uccise le certezze, le rotte che portano in salvo,
uccise le stelle che insegnano la via, i canti che salvano le vite,
uccise le Fate [...] da azioni senza sogno
e allora non parliamo più di ipotesi e tragedie,
ci sediamo sulle sedie che accolgono i nostri pensieri migliori
e siamo grati per la fame che riusciamo a soddisfare,
a travolgere nel cibo che amiamo mangiare,
nelle bevande scelte che vogliamo bere [...]
Vedi, vedi come, vedi come sono, vedi come sono VIVO?"

Rocchi è in stato di grazia. Parole potenti. Tutta la sua essenza vitale racchiusa ed espressa nel modo in cui pronuncia quella linea: "Vedi come sono VIVO?", nel modo in cui la sua voce libera quella parola: VIVO! A quell'altezza e con quel timbro, nella voce argentina e apparentemente ingenua di quel 60enne c'è tutta un'esistenza. Conscia è l'ingenuità e sia lodata per questo, ma ovviamente Rocchi è un personaggio tutt'altro che ingenuo. Dopo un inizio frenetico di elettronica montante, "Torna con me", la seconda traccia, si trasforma in un dub magmatico da foresta elettronica col quale i due avrebbero voluto partecipare a Sanremo, per "occupare gli spazi per cambiare lo stato delle cose" come soleva suggerire Rocchi a Maroccolo. Sarebbe stato bello vederli spuntare come una ipotetica supergigante in picchiata su quel palco e poi rivederli risucchiati inevitabilmente dalla stessa altrettanto ipotetica nebulosa che li aveva generati, ma i selezionatori del festivàl fecero in modo che non andasse così... Ma importa poco. VDB23 è un album speciale, dove acque sotterranee si incontrano, dove due anime si ritrovano insospettabilmente affini e regalano estasi in violazione della legge di gravità. Un album che è idealmente tutto il percorso musicale di Maroccolo, dai principi ad oggi e dopodomani. Un album ricco dove c'è la mistica dei C.S.I., l'astronave dei Deproducers, il teatro dei Litfiba e dei Beau Geste, si parte da Via dei Bardi, si approda su una stella. "Rinascere Hugs Suite" è l'esempio migliore di questo consorzio ideale dove si incontrano i migliori pensieri espressi tra le migliori menti della musica indipendente italiana di anni e anni scanditi in una parabola temporale ampliata. Una "Tele-Composizione" al QWERTY, lunga oltre venti minuti dove si alternano umori e candori diversi, ma in fondo sincretici. Comincia Sassolini "Sfidando la disciplina delle cose", successivamente è la volta dei saltelli vocali arabeschi della Donà nei territori fiabeschi del fantastico: "Rinasce chi sa tornare, rinasce chi sa cadere, rinasce chi sa morire, rinasce chi sa cambiare colore, come fanno i larici d'autunno, cantano i larici l'autunno". Splendido l'attacco ultraterreno di Battiato, altrettanto lo sono il ponte pianistico di Alessandra Celletti e il sitar di Beppe Brotto (che hanno accompagnato Maroccolo, insieme agli artisti visuali Masbedo per qualche data live). Ma se il Volo Magico di Rocchi è l'Epica, Battiato è l'Etica, Pelù è l'Etnica, allora Clementi stende tutti come panni stesi al sole ad asciugare per Pathos e lirica, immaginando una corsa in ambulanza verso un ospedale e la speranza di non andarsene via, mettendosi a confronto con un pensiero per lo più lugubre rivolto ad oggetti, vestiti, libri, vestigia che ci testimoniano la dipartita degli affetti (considerazioni ritrovate ultimamente anche nel film Mia Madre):

"Amica infermiera, ascolta lo senti anche tu fuori dal finestrino
quest'odore di pini, di mare, di copertoni bruciati, di catrame
ma adesso corri amica, adesso corri che il sangue il cuore non aspetta
corri amica, corri corri e ti prego non smettere di parlare
della casa al mare degli infissi da stuccare dei bambini da allevare
di come il tempo segna e scappa via più veloce di questa ambulanza [...]
l'Aurelia all'alba sa di mare, di pini, di pagine strappate [...]
ma intanto corri amica, corri
perché ho lasciato le mie cose come se non fossi mai andato via
i miei dischi, le mie corde, i vestiti stesi ad asciugare, la mia stanza,
la mia impronta sul cuscino la sua ombra china sul mio viso
amica, corri corri..."

Maroccolo non se ne è andato. Gianni è qui e questo lavoro ne rappresenta la vitalità umana e artistica, un lavoro che costringe, anzi libera, al disarmo di cui sopra. Memore delle mattinate fuori-sync (dopo nottate di concerti e prove) mentre non-guardava ma ascoltava le musiche di un cartone, a Firenze, arriva il turno del gustoso e sentito intermezzo di "La Melodie de Terrence" di Takeo Watanabe con Renzulli come ospite (sì, lui).

In un'epoca in cui, disperatamente, si sente il bisogno di una propria evoluzione, sganciata dalle regole comuni, da questa falsa personalità VDB23 arriva e contribuisce al nutrimento di mente, corpo e spirito, un album che sa di aria buona di natura, di una ideale aria buona di famiglia che pervade e lascia sereni e sazi, nonostante le scosse del giorno.

Si trattengono a stento le lacrime su "LD7M (les dernierès sept minutes de mon pere)", ma in fondo perché trattenerle? Forse sarebbe bene e salutare lasciarle andare. "LD7M" è caratterizzata da esraj e sitar che, come montagne sacre, destano intuizioni di eternità. Racconto degli ultimi momenti di una vita, lascia pensare ad evenienze che toccano, prima o poi, a tutti, e ciò in effetti è spesso un pensiero spaventoso. Ma "LD7M" descrive una fine dolce, un aprirsi al trapasso sereno, in pace con l'età di mezzo della confusione.. "Sette minuti, quante cose da fare [...] Quello è mio figlio, la sua musica mi assale, tutte le sue note sono i sentimenti che voglio celebrare [...] quante le vittorie che ho evitato [...] Forse sono eterno, forse è solo inverno [...] questo corpo va lasciato, non ci abito comodo [...] ho lasciato il corpo, ci sono". Marok aveva chiesto un Inno alla Vita, Claudio lo accontenta, e le evoluzioni di "LD7M" sono pulsazioni senza sfondo che sono Segnali di Vita. Sconfinati. Infiniti.

"Lo spazio e il tempo finalmente dilatati fuori dalla prigione che li ha mascherati [...] finalmente sereno [...] ce ne usciamo dal passato che ci ha devastato?" ("Una Corsa")

"Il miglior specchio è un vecchio amico" diceva George Herbert, un poeta britannico del 600. Claudio e Gianni non erano vecchi amici, il loro love affair si è consumato nel giro di pochi anni. Malgrado ciò Gianni aveva la certezza di conoscersi a fondo da molto tempo, da sempre. Hanno attraversato parallelamente viatici fatti di dolore fisico ed interiore, ma c'erano, luminosi, i segnali di una nuova vita, una vita che si chiudeva per entrambi e una nuova che nasceva, perché il concetto di tempo non è l'eternità che lo contiene, è relativo come la realtà apparente delle cose. In molti tratti dell'album si percepisce la sofferenza di Claudio, è evidente il suo sentore dell'ora prossima di una partenza. Claudio Rocchi se n'è andato lasciando alla terra il suo corpo il 18 Giugno del 2013, a ridosso della pubblicazione del disco, Marok (scrive nel libretto) ne sente maledettamente l'assenza, ma anche la vicinanza, cercandolo in altri sguardi. Continua a sentirne la presenza, e Claudio è di certo e di fatto qui, per tramite del suo lascito artistico ed umano. Vicini per Propinquità, attraversando e sfidando la disciplina di codici incomprensibili, a "luci basse, perché sia la luna ad illuminare". Luci molto basse, sotto un cielo che continua a cadere giù, con impressioni scelte da un altro tempo.

Così come recitava la Miranda di Picnic ad Hanging Rock: "C'è un tempo e un luogo giusto perché qualsiasi cosa abbia principio e fine", ci sono luoghi e circostanze adatte per l'ascolto della musica, secondo chi scrive. Io, del disco, custodisco la copia n. 828 di mille. Avrei voluto ascoltarla la prima volta in un pomeriggio invernale assolato, invece capitò di ascoltarla in un pomeriggio invernale innevato ed eterno, una giornata che ricorderò come tutto quello che la vita può toglierti ma che può anche restituirti. Noi non ci saremo, l'immagine se ne andrà, ma la sensazione resta a chi rimane, in attesa di nuove partenze.

VDB23 è un'esplosione psichedelica nell'anima.
Rigel è la Stella di Claudio, vdB23 è la Nebulosa di Marok. Rigel e vdB23 si incontrano nel cosmo grazie a Fabio Peri, e godendosi il silenzio astrale, urlano. Urlano al di sopra della materia, della plastica, del catrame, del cemento, del traffico di Roma, dell'atmosfera.
"Come se ci fosse riservata la stanza più accogliente del pensiero, fuori da un buco nero".
S'alzano sotto cieli spenti i canti di chi è nato alla terra ed esplodono psichedelici e sentimentali oltre la vita, una storia che in fondo è appena cominciata...
Pesante come seta. Perché nulla è andato perso.. Nell'età di mezzo della confusione.

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- La Qualità della Danza

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