I Goad sono senza dubbio un gruppo che ha assunto, col tempo, lo status “di culto” paragonibile ad altri nomi italiani storici come Jacula e Devil Doll. Il gruppo fiorentino ha ormai alle spalle una carriera longeva: ha infatti iniziato la sua attivita’ alla fine degli anni ’70 giungendo alla prima pubblicazione nel 1983 con “Creatures”. I Goad sono caratterizzati da un’attitudine oscura che li ha portati a pubblicare ben 2 tributi a scrittori come Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft, 2 autori da loro molto amati il cui spirito aleggia in tutti i loro dischi. Il suono dei Goad e’ sicuramente particolare, dark sporco e nebbioso, contraddistinto dalla splendida voce di Maurilio Rossi, molto personale e sofferta. Ora esce un nuovo lavoro per l’ormai mitica Black Widow di Genova di Massimo Gasperini: si tratta di un doppio cd intitolato “Landor” in onore del poeta inglese – morto a Firenze nel 1864 – Walter Savage Landor e celebre per le sue “Conversioni immaginarie” in cui fa dialogare personaggi come Girolamo Savonarola, Garibaldi e il Priore San Marco. Si conferma cosi’ l’attitudine verso personaggi sofferti e decadenti. Peraltro la copertina raffigura un cimitero di notte e ci introduce alle atmosfere fosche del disco. “Landor” si mantiene su ottimi livelli qualitativi confermando quanto gia’ sapevamo dei Goad: troviamo ancora una volta le tipiche e particolari ambientazioni dark-prog ascoltate nella loro precedente produzione: siamo cosi’ di fronte a un suono sinfonico cupo e malato con qualche reminiscenza dei Van Der Graaf Generator; si ha la vivida sensazione di penetrare in un bosco maledetto di notte verso una meta che ci portera’ a un destino orribile e definitivo. Il pezzo forte e’ probabilmene la lunga “Where Are Sighs” di quasi 12 minuti ma tutto “Landor” mantiene, in ogni caso, lungo tutti i suoi 50 minuti di durata, un’intensita’ unica e ipnotica. Il secondo cd e’ invece un disco dal vivo che celebra nuovamene Edgar Allan Poe riproponendo 6 tracce del tributo pubblicato nel 1994. “Landor” e’, a suo modo, un disco imperdibile che conferma tutto l’alone di culto dei Goad.
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