E' arrivata l'estate ed è tempo di concerti all'aperto, Villa Ada come sempre risponde all'appello e ha organizzato una serie di eventi live a prezzi modici che mi convincono a fare armi e bagagli e partire da Latina con la speranza di tornare soddisfatto.
Questa sera il prezzo per 2 concerti è di 13 euro, e, al di là di essere uscito distrutto da balli, salti e pogo in cui mi sono cimentato, sono molto ma molto soddisfatto per l'esito della serata. In un bellissimo luogo come Villa Ada, con una leggera brezza fresca e il laghetto accanto al palco, l'attrice e rocker Juliette Lewis si presenta sul palco con i suoi The Licks abbastanza puntuale, con la gente che ancora sta arrivando.
Lei è una pantera vestita di nero, con pantaloni di pelle attillati che denotano un ottimo fisico, incazzata e grintosa in puro stile rock'n roll. Il sound è molto buono e corposo, con due Les Paul belle distorte a fare compagnia ad un egregio batterista che mena imperterrito sulle pelli e i fills ricordano un po' il vecchio Bonzo. La musica non è originale, è un rock'n roll che sconfina nel punk alla Stooges, con una voce aggressiva e cori all'unisono che tendono ad intensificare l'impatto sonoro.
Vengono proposti i loro brani più un paio di cover, con a sorpresa una "Hot Stuff" di Donna Summer che lascia inalterato solo il ritmo dance della batteria e il motivetto rifatto dalla chitarra, tutto il resto ha un impatto decisamente più potente. Il pubblico si diverte, applaude, qualcuno salta davanti: diverse canzoni potrebbero portare al pogo ma si intuisce che molti dei presenti stanno risparmiando le energie per il gruppo che segue. Dopo tre quarti d'ora ci salutano, lasciando una buona impressione: tecnicamente validi, buon sound e una Juliette autentica animale da palcoscenico. Peccato per la poca originalità.
Dopo una pausa per il cambio palco l'atmosfera cambia radicalmente: si entra all'improvviso in una autentica festa in cui tutti sono coinvolti. Sono arrivati i Gogol Bordello!
Eugene Huntz si presenta sul palco con abiti gitani dai colori sgargianti, imbracciando la chitarra classica proprio nello stile gitano... così come il resto del gruppo, in special modo il violinista con al sua barbona lunga e bianca, solo a guardarli danno perfettamente l'idea di ciò che vogliono rappresentare. "Gipsy punk"!
Questa è la loro definizione dell'ibrido tra folk, punk, ska e taranta, perfettamente riuscito nell'album del 2005 "Gypsy punks undergog world strike", dal quale questa sera estraggono la maggior parte del repertorio. Così dopo un primo brano di riscaldamento, si entra subito nel vortice del ballo misto a pogo con "Sally", per proseguire con la conosciuta e canticchiabile "Imigrant Punk", la distruttiva "60 Revolution" con finale in punk rabbioso, la folkeggiante "Not a Crime"... per andare avanti per un'ora abbondante prima della pausa che lascia prendere fiato ai presenti.
L'acustica è buona, la scenografia scarna, è presente un enorme striscione giallo col la scritta Gogol Bordello e niente più, se non qualche gioco di luce. Puntano tutto sulla musica e il coinvolgimento del pubblico, grazie ad un Eugene energico che si mette subito a petto nudo e scorazza a destra e sinistra del palco.Tutti ci chiediamo se faranno "Santa Marinella", canzone piena di frasi in italiano, comprese imprecazioni e bestemmie, in ricordo della permanenza nel carcere romano del cantante avvenuta per un errore giudiziario... ebbene dopo una decina di canzoni si sente la voce del cantante, con un italiano imperfetto: "Questa è una storia, pubblica e amorale... e paranormale!"
La fanno.
Con le dovute conseguenze; chi la conosce si diverte, chi no rimane di sasso al ritornello quando lancia una serie di imprecazioni in italiano che non sto qui a riscrivere (anche io le ho cantate!). Poi all'improvviso spunta un mangiafuoco in mezzo alla gente che, accesa la fiaccola, inizia a sputare fuoco, tra lo stupore generale e i telefonini che catturano le immagini.
E' uno spettacolo circense a tutti gli effetti: spuntano sul palco anche due ragazze asiatiche, una con un grosso tamburo ed una con i piatti ed accompagnano questo gruppo di curiosi girovaghi che la sanno lunga in quanto ad intrattenimento; lo spettacolo va avanti per circa due ore, pausa compresa,ci fanno ascoltare due brani dell'album in uscita "SuperTaranta" e finisce con una brano tratto sempre da "Gypsy punks..." che durerà un quarto d'ora, diventanto una taranta incessabile che scatena il pubblico e lo stesso cantante, che ruba il tamburo alla ragazza per lanciarlo tra la gente, lo mette in orizzontale, ci sale sopra e continua a cantare e il suo barcollare con il tamburo sorretto dal pubblico sembra quello di un naufrago che cerca di tenersi in piedi su di una minuscola zattera.
Poi risale, prende due microfoni, ne sbatte uno a terra, si arrampica sulle casse, ringrazia vivamente il pubblico e ci fa capire che si è divertito quanto noi, così come il resto del gruppo. Ci sono molti altri particolari da scrivere ma andrei per le lunghe.
Questa sera il pubblico era diviso in due: i rockettari e metallari da una parte, giunti per vedere i Juliette, fedeli agli schemi imposti dal rock; tutti quelli che amano il folk, il punk, gli ibridi, ballare e divertirsi, dall'altra. Anche se sono un devoto del rock questa sera mi sono schierato dall'altra parte, ho preferito ballare saltare e pogare grazie ad un gruppo che sa miscelare bene musica e allegria, energia e stili diversi.
Sono riusciti a creare il Gogol Bordello.
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