I Gorillaz, creatura (mai termine fu così azzeccato) di Damon Albarn e del fumettista Jamie Hewlett, tornano finalmente dopo sei anni di silenzio con questo nuovo lavoro battezzato “Humanz”.

Sorta di concept album che ha come tema un party per la fine del mondo, il nuovo lavoro è strapieno di ospiti di assoluto prestigio e, a differenza del precedente “The Fall”, è un progetto incredibilmente ambizioso (comprendente due app, varie iniziative multimediali e addirittura una potenziale futura serie televisiva). Registrato tra Londra, Parigi, New York, Chicago, e la Jamaica e prodotto dagli stessi Gorillaz, The Twilite Tone e Remi Kabaka Jr., è stato anticipato (altra curiosa innovazione) da vari singoli trasmessi a distanza di un breve lasso di tempo da diverse stazioni radio.

Tra questi, spicca quella che poi è stata scelta come traccia di chiusura dell’edizione standard del disco, “We Got The Power”: oltre alla linea vocale affidata a Jenny Beth delle Savages, curiosa la collaborazione per i cori con l’ex “nemico” di tante battaglie Noel Gallagher (assieme al rapper americano D.R.A.M.). Il pezzo è un bel synthpop molto energico, tra le migliori cose dell’album.

Per il resto, musicalmente (a differenza del precedente “The Fall”) ci troviamo di fronte ad un’opera notevolmente varia ed infarcita di sonorità piacevolmente distanti l’una dall’altra: si registra un sempre più marcato avvicinamento alla musica da club tout-court, come in “Andromeda”, “Strobelite” e “Sex Murder Party”, mentre altrove fanno capolino l’hip-hop classico (come nel primo singolo “Saturnz Barz”, arricchito dalla collaborazione con l’astro nascente giamaicano Popcaan, o nella bellissima e martellante “Momentz”, assieme agli immancabili De La Soul, oltre al recente estratto “Let Me Out”) e qualche immancabile venatura rock (“Charger”, con Grace Jones).

In “Busted And Blue” Albarn recupera le splendide atmosfere del suo debutto solista “Everyday Robots” e firma da solo una struggente pop ballad raffinata e sognante, prima che il disco riprenda inevitabilmente quota e ci regali, tra le altre, una potenziale spaccaclassifica come “She’s My Collar” (che sarebbe stata una buona idea come singolo di lancio) e l’ormai noto (e sinceramente non fondamentale) duetto con Benjamin Clementine in “Hallelujah Money”.

Ottimo ritorno questo dei Gorillaz, che non raggiunge le vette del bellissimo “Demon Days” (probabilmente irripetibili) ma che conferma la bravura e l’abilità di Damon Albarn nel gestire progetti di varia estrazione, mantenendo credibilità e freschezza nelle varie proposte.

Brano migliore: Busted And Blue

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