I norvegesi Green Carnation, dopo diversi cambi di stile nei precedenti album (dal doom al metal al prog-metal) decidono che è arrivata l'ora di staccare le spine e sfornano questo sorprendente ultimo (per ora) lavoro da studio datato 2006.
Come si capisce dal titolo, la metamorfosi rispetto ai lavori precedenti è pressochè netta trattandosi questo di un disco acustico orientato su un folk malinconico e struggente impregnato di poesia ed emozioni forti che si mescolano dalla prima all'ultima canzone.
Le percussioni eseguono una specie di marcia durante "Sweet Leaf" dove Kjetil Nordhus si mette subito in mostra con una prestazione vocale di gran classe, in perfetta simbiosi con la raffinatezza degli strumenti da cui viene accompagnato. "The Burden is Mine...Alone" è composta, suonata e cantata interamente dal bassista Stein Roger: gli arpeggi di chitarra vengono direttamente dal cuore di chi li ha suonati e si legano all'anima di chi ascolta in una breve sensazione di dolce malinconia. "Maybe?" mi piace immaginarla come una lieve brezza autunnale che accarezza il viso e che dopo un pò aumenta e diventa un vento che porta via le foglie ingiallite e rinsecchite.. "Alone" invece è caratterizzata da alcuni passaggi di violino molto folk e da un poema di Egdar Allan Poe cantato da Kjetil con la sua voce calda ed emozionale.
I Green Carnation non hanno mai nascosto la loro passione per la musica degli anni '70: "9-29-045" è una suite di più di 15 minuti divisa in tre parti: chitarra acustica come sempre presente, parti di tastiere che donano quel tocco di atmosfera che non guasta mai, una lunga parte centrale strumentale molto sognante ed evocativa e il finale dove il violino e un bellissimo ritornello corale riscaldano leggermente l'animo come un tiepido sole invernale. "Childs Play part III" è una strumentale ed è il proseguimento delle prime due parti che sono presenti nel precedente album "Quiet Offspring". Il piano è il protagonista e porta verso la splendida gemma finale: "High Tide Waves": durante la navigazione il mare del suono passa continuamente da calmo a mosso, gli archi accompagnano l'imbarcazione verso terra e ci si ritrova in una spiaggia attraverso le splendide note di un assolo di chitarra acustica.
Dalla spiaggia ascolto le onde ormai stabilmente calme del mare del suono, e non vedo l'ora di ripartire.
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