L'esordio di Humpty Dumpty è un minestrone assai eterogeneo di materiale registrato amatorialmente fra il 1995 e il 2000 con un 4 piste utilizzato al minimo delle sue possibilità. 77 minuti (la capienza massima di un cd audio al tempo, in sfregio ad ogni buon senso) per 36 testimonianze sonore di una psiche tenuta blandamente coesa da un intenso gusto per il cantautorato psichedelico alla Barrett e da un parossistico pressappochismo formale.

Plasmato ossessivamente entro i limiti d'una concisione che espone solo il nocciolo melodico e significativo di ogni canzone "The Washing Line" è un'esplosione di colori graffiati, di fruscii nevrotici, di melodia/sterpaglia. Una sort of best of di un periodo intensamente produttivo che s'apre all'indomani della polemica cacciata del nostro dai Maisie e che coincide con la formazione dell'omonimo gruppo (The Washing Line) con David Gifted, dal cui unico demo e dalle bozze del secondo alcuni episodi qui presenti son tratti.

È difficilissimo ricondurre in sede di recensione ad una medesima cifra stilistica l'enorme mole di materiale qui accatastato e pochi -c'è da scommettere- vi ci si cimenteranno. Ci si limiti a dire che quello di Humpty Dumpty è un universo sfigurato a colpi di effetti, voci affettate, sovraincisioni barocche, strumenti non convenzionali (in "Jumps Out Of Time" figura un improbabile assolo di diapason), flussi di coscienza provati e riprovati cento volte.

L'impressione di una raccolta di first takes, d'acchito così forte, risulterà infine affrettata con gli ascolti: non si trovano in questi paraggi riempitivi o passaggi a vuoto: ogni pezzo, pur nel suo insostenibile anarchismo motivazionale, sostiene il successivo e tutti insieme giustificano ed invocano un ascolto assai remunerativo e originale.

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