"I wish i had wings, you'd all look so funny down there"

La Revelation ha sempre dato alle stampe ottimo materiale musicale. Negli anni della "furia hardcore", l'etichetta di New York ha cercato di dare anche una visione diversa dal canone HC/Punk, offrendo anche dischi di band indissolubilmente legate al contesto hardcore, ma con una proposta musicale che se ne discostava (e, in alcuni casi, non poco).

E' il caso degli Into Another che, in una manciata di anni e con quattro uscite, cercarono di proporre un'evoluzione del suono cosiddetto "youth crew". Il disco in questione, del 1994, rappresenta un ottimo esempio di questo tentativo di evoluzione: la parte musicale si fa più rallentata rispetto alla tradizionale tirata HC, mentre la voce di Richie Birkenhead (ex Underdog) scardina i dettami degli screamers newyorkesi e si fonde con un cantato fortemente influenzato dal (addirittura!) classicissimo Maiden-Metal in un particolare incrocio fra sensibilità Emo (e qui si parla di ciò che veramente era l'emo-core, non le cazzate che girano oggi) e epicità metallara. La voce di Birkenhead si scaglia su tessuti elettrici sostenuti ("Poison Finger", molto "progressive" nell'attitudine ma di impatto e forse, la migliore del lotto) o, in altre canzoni, come "Two Snowflakes" e la conclusiva "Anxious", si adagia su trame acustiche delicate e d'atmosfera. Insieme a queste chiare influenze, ascoltando "Ignaurus" si scopre anche una sotterranea vena Blues, specie nelle parti acustiche, che regala alle composizioni un tono molto triste e riflessivo (se poi si da una lettura ai testi, che si dividono fra elegie per amici morti, omicidi sul mare, frustrazione e eroi di guerra deceduti, tale impressione è confermata).
Insieme alla peculiare voce, nel disco è ben in evidenza il grande lavoro al basso di Tony Bono (purtroppo deceduto qualche anno fa), sia che resti più legato alla forma rock (come nell'ottimo inizio di "Running Into Walls"), sia che si destreggi con disinvoltura nell'eterogeneità della proposta, sconfinando spesso in parti quasi funky.

Gli Into Another, quindi, sono una indefinibile entità musicale che scorrazza senza mai incastrarsi in facili etichette fra punk, blues, metal e rock melodico, anche nello stesso brano (come nella citata "Running into Walls"). Questa eterogeneità può essere sia un punto a favore che, specie per i "puristi" dei generi sopracitati, uno a sfavore, così come il particolare cantato del frontman, che, alle volte, risulta un pò stucchevole.
Personalmente, ritengo che questo disco rappresenti una specie di pietra miliare in quel tipo di musica "emo", nel senso più puro ed originale del termine ("emozionale") e che abbia segnato una parte di quella particolare musica statunitense (fine anni 80, inizio 90) che lega HC, Noise ed Emo-core (per dare delle coordinate dalla Revelation alla Dischord e tutto quello che ci sta in mezzo).

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