Jacopo Incani è un cantautore e musicista sardo che, per pubblicare i dischi, si fa chiamare Iosonouncane.

“Die” è il suo secondo lavoro, una sorta di suite di 38 minuti suddivisa in sei parti.

Incani centrifuga magistralmente elettronica, canzone d’autore, pop, sperimentazione, drone, folk e psychedelia. Loop stratificati di canti corali sardi e voci femminili; manipolazione sonora inflitta su chitarre, fiati, tastiere e percussioni. Queste le basi su cui viene imbastita la struttura della composizione.

"Die": in sardo giorno, in inglese morire, in tedesco lei. La polivalenza semantica del titolo è legata indissolubilmente al concept tematico: in pieno giorno un uomo è sul punto di morire in mezzo al mare e ad aspettarlo sulla terraferma c'è una lei.

Nelle liriche Incani lavora per immagini (ora più concrete, ora più astratte). Predominanti richiami naturalistici. Sole, mare, vento, terra, alberi, rive, occhi, sete, fame fino ad arrivare agli scenari simil-apocalittici di "Mandria". Parole che, ripetendosi, collegano i sei brani e accentuano ulteriormente l'idea concettuale di fondo. Tutto ciò senza appesantire il risultato finito, anche grazie ad una componente vocale sapientemente "sfocata" in fase di missaggio e armonizzata pienamente con le musiche.

Un’opera eterogenea, ma lontana dal risultare dispersiva o ridondante. La riconferma dell’abilità compositiva, già (di)mostrata ne “La Macarena su Roma”, e la prova che decreta la definitiva maturità di Iosonouncane.

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