1966.

Gli "Iron Maiden", (da non confondere con l'omonima band metal esplosa negli anni ‘80) che all'epoca suonavano pezzi blues e cover dei "Rolling Stones", si formarono nella città di Basildon, vicino a Londra, prendendo nome dalla vergine di ferro (Iron Maiden in inglese), strumento di tortura medievale.

1967. Il gruppo venne stravolto a causa dell'abbandono da parte dei due chitarristi (un certo Rose e Tom Loates) e del batterista (Stan Gillem). Nonostante la defezione, Steve Drewett (voce) e Barry Skeels (basso) continuarono a suonare blues con il nome di "Stevenson' s Blues Department". Nello stesso anno ai due si aggiunsero Trevor Thoms (chitarra) e Paul Reynolds (batteria) e insieme formarono i "Bum".

1968. Sotto questo nome diedero alla luce un singolo contenente due tracce apparse poi su "Maiden Voyage": "God of Darkness" e "Ballad of Martha Kent".

1969. Dopo una serie di concerti, anche all'estero, ripresero il nome di "Iron Maiden".

1970. In seguito all'incisione di un nuovo singolo (anch' esso presente sull' album) contenente le due traccie "Falling" e "Ned Kelly", uscì dal gruppo il batterista Paul Reynolds, sostituito da Steve Chapman. Lo stesso anno registrarono l'album "Maiden Voyage", che a causa del fallimento della casa discografica (la Gemini) non vide mai luce fino al 1998. Dopo di ciò la band si sciolse.

L'ordine originale delle tracce è:

  1. Falling
  2. Ned Kelly
  3. Liar
  4. Ritual
  5. CC Ryder
  6. Plague
  7. Ballad Of Martha Kent
  8. God Of Darkness

Gli "Iron Maiden" erano quindi un gruppo di hard - rock e blues, che insieme ai "Black Sabbath" gettarono le basi per il rock e il metal degli anni a venire. In particolare la traccia "God Of Darkness", soprattutto per il suo testo "forte" inneggiante al Dio nero delle tenebre e il riff di chitarra, è considerata insieme a "Hand Of Doom" (Paranoid, 1970, Black Sabbath) una delle prime canzoni che diede poi vita al genere chiamato doom metal. Le analogie con il gruppo inglese non si fermano qua, in quanto lo stile del chitarrista Trevor Thoms somiglia molto a quello di Tony Iommi, in particolare negli assoli sempre molto veloci.

Le tracce dell'album risultano tutte più o meno interessanti (malgrado la qualità di registrazione non sia delle migliori), soprattutto "Falling", con strofa che subito entra nella testa grazie ai cori, e una parte centrale ricca di assoli (quasi tre minuti), "Liar", riff interessante alla "Deep Purple", assoli di basso e di chitarra (interminabili), "Ballad Of Martha Kent", canzone dalle sonorità malinconiche, e infine la diabolica "God Of Darkness". In particolare si può notare una certa somiglianza con i primi album dei "Black Sabbath", anche se sotto il punto di vista dell'impatto sonoro gli "Iron Maiden" risultano decisamente più scarni, nonostante l'ottima chitarra (che vale assolutamente la pena di ascoltare), sempre molto tagliente.

Elenco tracce e video

01   Falling (06:04)

02   Ned Kelly (03:15)

03   Liar (12:21)

04   Ritual (08:47)

05   CC Ryder (06:12)

06   Plague (08:26)

07   Ballad of Martha Kent (06:50)

08   God of Darkness (04:18)

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Altre recensioni

Di  emanuele

 «Un lavoro davvero eccezionale che se fosse stato preso in considerazione avrebbe potuto fare furore.»

 «Iron Maiden degli anni '60 non ha nulla a che vedere con la vergine d'acciaio di Steve Harris, ma dimostra indubbie qualità artistiche.»