Ennesimo album per gli Iron Maiden, che ormai fanno musica come se fossero obbligati. La ripetitività delle canzoni è sempre più frastornante e ci viene ormai automatico chiederci perchè continuino a sfornare canzoni così simili tra loro anche dopo piu di 20 anni di carriera. Non mancano certo i pezzi significativi ma tutto finisce nel banale, soprattutto dopo aver sentito la classe di molti altri lavori Iron precedenti. I loro nuovi album sono ormai solo un contentino per i fans, o forse il bisogno di qualche soldo, ma alcuni pezzi non guastano per nulla.
Vediamo in dettaglio: L'album si apre con Wildest Dreams, prima delusione; la canzone, molto commerciale, adatta come singolo, è una copia della recentissima The Wickerman, e non mostra niente di nuovo se non un ritornello da MTV; la seconda, Rainmaker, è un altro pezzo che ci sembrerà subito di aver già sentito, noioso fino alla morte, ma con una melodia interessante ripresa anche dalla voce; molto interessante No More Lies, quasi una copia di Fear Of The Dark che però riesce a sollevarsi dal resto dell'album con un comparto melodico alquanto trascinante e un testo più che discreto; Montsegur, finisce per essere la classica "parodia" delle loro vecchie canzoni, lavoro che sembra non riuscire più agli ormai scaduti Maiden; Dance Of Death, la canzone che da il titolo all'album, è anche la canzone più lunga; sicuramente poco apprezzabile per la sua estrema durata, in quanto molto ripetitiva e poco incisiva; anche qui a salvarla c'è il sempre originale uso delle note che hanno caratterizzato ormai 25 anni di Iron Maiden; Gates Of Tomorrow, altro pezzo che ce ne ricorda infiniti altri inizia con uno stile alquanto strano per poi diventare la classica ballata Iron; nulla di interessante; passiamo a New Frontier, un pezzo stranamente conosciuto, e avente l'unica caratteristica di essere identico a tanti altri, a partire da The Wickerman (e siamo a quota 2 canzoni copiate dalla stessa); Paschendale, dall'inizio molto atmosferico e intenso, finisce poi per rovinarsi nella sua durata eccessiva nonostante un fasto quasi epico; spreco solo due parole per Face In The Sand, praticamente identica in tutto e per tutto a Brave New World; la penultima canzone, The Age Of Innocence, pezzo piuttosto calmo sottolinea ancora una volta l'accostamento al commerciale anche della storica band heavy metal inglese, che sforna ancora un pezzo privo di appeal (probabilmente il peggiore dell'album); la traccia conclusiva, Journeyman, prima traccia acustica di tutta la discografia dei Maiden risulta essere una davvero interessante serenata dove Dickinson riesce nella difficile impresa di adattare la sua voce in un contesto quasi di serenata.
Le mie parole non sono di certo state buone per gli Iron Maiden, ma questo non significa che io non rispetti questa band che molto ha dato al metal, in particolare al settore heavy. Il gruppo però sente il peso degli anni e per sopravvivere inizia a sfornare canzoni sempre meno potenti e complesse, per accostarsi anche alle correnti commerciali che ormai vanno per la maggiore. L'album può piacere a chiunque, dal fan più accanito a quello che li apprezza meno, ma può benissimo incontrare il suo peggior nemico; insomma un album mediocre che non consiglio all'acquisto se non per provare di tracciare un'inesistente evoluzione di un gruppo appassito con gli anni.
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