Tutti i più grandi gruppi della storia del metal hanno nella loro discogafia almeno un album bidone: Forbidden per i Black Sabbath, Reload per i Metallica, Six degrees Of Inner Turbulence per i Dream Theater, The Triumph Of Steel per i Manowar e appunto Fear Of The Dark degli Iron Maiden, disco nato nel 1992 in piena crisi per l'abbandono di Adrian Smith e le smanie soliste di Bruce Dickinson. 
Fear Of The Dark offre nella sua tracklist delle boiate colossali come Fear Is The Key, Wasting Love, The Fugitive, Chains Of Misery, The Apparition e Weekend Warrior (6 canzoni su 12) che sfoggiano una galleria degli orrori fatta di testi scontati, prestazione svogliata del cantante e assoli da spaccatura di maroni: in poche parole si tratta di una vera e propria raschiatura del fondo del barile (non escludo che tali canzoni siano outtakes scadenti del disco precedente)

Analizziamo quindi le sei canzoni rimanenti, e anche qui non è che siano poi chissà cosa: l'opener Be Quick Or Be Dead è abbastanza graffiante e veloce, diciamo un pezzo da 6,5 rovinato dalla performance quanto meno discutibile di Bruce (dove diavolo è finito il divino cantore di Revelations e Alexander The Great!?). From Here To Eternity (pezzo che chiude la saga di Charlotte The Harlot) è quanto di più ruffiano e meno originale mai proposto dagli Iron Maiden (potevano almeno accreditarla come cover degli AC/DC, per amor di verità!). Molto belle sono invece Childhood's End, carica di pathos, epicità e tensione che sfoggia una delle migliori prestazioni di Nicko McBrain e la veloce e orecchiabile Judas Be My Guide, che merita un bel 7 pieno. A riprova della grandezza degli Iron Maiden è il fatto che anche in un album altamente mediocre come questo sono riusciti a cacciarci dentro non uno ma ben due pezzi capolavoro: Afraid To Shoot Strangers è stupenda, con quell'atmosfera notturna e soffusa che sfocia in un riffone epico e granitico che resterà per sempre scolpito nella stroria dell' heavy metal. La titletrack è un altro pezzo da 90 (ascoltatevi la versione live del Rock In Rio, fa devvero venire i brividi) e costituisce l'archetipo di altri capolavori del futuro come The Clansman, Dream Of Mirrors, Dance Of Death, Paschendale, Brighter Than A Thousand Suns e The Legacy solo per citarne alcune.

In conclusione due stelle come i due pezzi migliori, il resto fa davvero schifo.   

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