Isobel Campbell e Mark Lanegan sono la coppia (artistica) più anomala del mondo. Mi ricordano tutta la storica mitologia legata all'incontro\scontro folgorante tra personalità impossibili, come King Kong e Fay Wray, Omar Sivori e John Charles, Frank Sinatra e Mia Farrow, Totò e Peppino. Il sole e la luna, poli opposti che si attraggono reciproci nel cinguettio angelico dell'ex Belle And Sebastian e nell'abisso baritonale dell'orco sputa fuoco Lanegan. Una bella lotta (pari) tra angeli e demoni, non c'è che dire; guardare le foto promozionali e poi ascoltarli cantare insieme è sempre una strana cosa, tipo comprendere che Minnie ha tradito quel borghesuccio noioso di Topolino scappando con Gambadilegno. La vita è un barattolo di Pringles con qualche curiosa sorpresa, se vuole.

La Bella Isobel e la Bestia Mark tornano con un nuovo lavoro intitolato "Sunday At Devil Dirt", che segue l'incostante esordio del 2006 "Ballad Of The Broken Seas". Bene, stavolta i due piccioncini sembrano davvero armati di fucile a pallettoni (e l'ambiente sonoro sovente da Frontiera West aiuta), non mancano il bersaglio (cioé noi) e ammazzano con regolare precisione i tre quarti d'ora abbondanti delle dodici murder ballads (scritte, per inciso, dalla graziosa biondina scozzese). "Sunday At Devil Dirt" è certamente un album meglio focalizzato e definito del precedente, vario nei suoi nobili riferimenti e abbellito da una buona scrittura che svela la Campbell ottima autrice, altro che comprimaria. Da par suo, il Randagio In Nero ci mette il proverbiale catrame in gola (invero mai così profonda e luciferina) e potremmo già scommettere, fin d'adesso, che questa seconda liaison dei due si riveli la miglior uscita discografica dell'uomo di Ellensburg da "Bubblegum". Sicuro quanto l'aumento del costo d'un barile di petrolio domani pomeriggio. E Mark negli ultimi anni ha collaborato praticamente con tutti, forse restano Timbaland e mio cugino che suona ai matrimoni.

L'apertura di "Seafaring Song" è illuminante, Lanegan a menar le danze dagli inferi con parole di fango e polvere, mentre il soave controcanto della Campbell ricama su peccato e redenzione. "The Raven" incrocia lo sguardo di Claudia Cardinale e Armonica, ballad rovente e morriconiana, un idillio spaghetti-western che copula Leonard Cohen con Nancy Sinatra. L'imperturbabile oscurità dell'autore di "Field Songs" si dirada nel notevole folk-blues "Salvation", le tenebre sono quasi un ricordo della Grande Depressione, che paiono dissolversi nei contrappunti vocali di fioca luce della virginale Isobel. Torna l'atmosfera noir da murder ballad, un po' Nick Cave e Kylie Minogue: ecco gli archi e le languide melodie in "Who Built The Road", piccole note di elettrica e una batteria che rincorre gemiti nella spy-story soul "Come On Over (Turn Me On)". La primitiva "Back Burner" è un richiamo ancestrale all'Africa, lo sciamano lanegano un fiume nero che sfonda gli argini dopo una nottata di pioggia biblica. Gran brano, marimbas e cori paradisiaci intorno al declamare torbido del Nostro cantastorie, voce di ruggine in un call & response di tomwaitsiana memoria.. Nella coda un piano inaspettatamente lounge: non fatico molto a immaginare il buon Mark che preme quel clacson, e aspetta in auto la dolce Isobel uscire di casa.

Il malizioso canto lolitesco di quest'ultima inumidisce il vecchio vinile gracchiante di "Shot Gun Blues", un torrido stomp omaggio a storie sporche di sesso e sudore dal Sud degli Stati Uniti. "The Flame That Burns" è un guardarsi negli occhi prima che tutto vada a puttane, "La Rabbia Giovane" di Kit e Holly in un nostalgico, disperato duetto sentimentale. Speranze e passioni che si perdono lungo la strada, nell'orizzonte al tramonto dei bellissimi rintocchi acustici di "Something To Believe". Arriverà anche il terzo figlio dalla relazione (musicale) fra Campbell & Lanegan, i Bonnie e Clyde del rock d'autore? L'importante è non perdere di vista il sentiero, continuare sulla via maestra mano nella mano e sperare. Perché a volte "Dio li fa e poi li accoppa".

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