L’Harem delle vergini dannate è una gustosa avventura facente parte de gli strani casi di Ulysse Bonamy con cui lo scrittore genovese ha proseguito, dopo l’acclamato La casa delle conchiglie, nel solco di un filone che unisce in maniera efficace romanzo erotico, suggestioni “weird” e atmosfere rétro il tutto ambientato in un solido contesto storico (nello specifico gli Anni Ruggenti ovvero gli anni ’20 a Parigi) in cui troviamo personaggi storici assieme ad altri di fantasia. Torello ha azzeccato la formula: questi libretti si presentano bene fin dalle raffinate copertine di Elena Nives Furlan ispirate alla storica rivista La Vie Parisienne. Questa volta Ulysse Bonamy si troverà ad affrontare i misteri che si annidano all’interno di un collegio femminile. Non so se sia fra le ispirazioni di Torello (probabilmente no) ma a me è venuto subito in mente un film del 1969 dello spagnolo Serrador ovvero Gli orrori del liceo femminile (si dice abbia ispirato anche Suspiria di Dario Argento). In quel film, guarda caso ambientato in Francia a fine ‘800, dove trovavamo personaggi come la terribile direttrice, ci sono diverse scene di nudo e un'atmosfera erotica morbosa oltre a situazioni di puro sadismo. Per la verità ho avuto una reminiscenza anche di un altro film francese erotico ambientato in un collegio femminile ovvero Educazione inglese di Jean Claude Roy del 1983 in cui non mancavano scene sadomaso soft.

In ogni caso la trama di L’Harem delle vergini dannate funziona. Lo scandalo esplode quando un amico di Bonamy, Maurice Jollain (che, in maniera abbastanza sorprendente, considerando il suo passato di scrittore pornografico, insegnava nel collegio femminile “Ecole des filles”), viene accusato di traviare e circuire le giovani studentesse. Bonamy lo nasconde nella sua abitazione, dove peraltro Jollain darà più che altro prova di essere un alcolista, e decide di recarsi, sotto mentite spoglie, direttamente nel collegio facendosi assumere come uomo di fatica. Riesce nell’intento e, nottetempo, si intrufola nel collegio dove fa la conoscenza di 3 terribili e sadiche ragazzine (soprattutto Rosso Tiziano). Ben preso Bonamy si rende conto che tutto l’ambiente del collegio è coinvolto, a diversi livelli e con correnti fra loro contrapposte facenti capo al professor Delasse e a Madame Corneille, in una sorta di bizzarro culto che oggi forse ascriveremmo all’ambito della cultura new age. Si tratta del Tempio di Anin-Horsan, una religione per borghesi annoiati il cui capo carismatico è tale Abdul Ben-Azel (il nome ricorda Abdul Alhazred!). Si tratta di un culto caratterizzato, come prassi dell’epoca ma, se vogliamo ben vedere, anche di esperienze moderne, da paccottiglia orientaleggiante e altre amenità. Ma Torello riesce a dare un tocco di verosimiglianza all’insieme inserendo citazioni “lovecraftiane” e divinità come il celeberrimo Shub Niggurath. Non che questo sposti le atmosfere verso l’orrore cosmico (seppur qualche scheggia si può rinvenire nei deliri lucidi di Ulysse Bonamy) ma il tutto risulta però ben calibrato e non si scade mai nel cattivo gusto. L’atmosfera perversa che aleggia all’interno dell’edificio ubicato nella campagna francese è resa davvero con grande maestria. In definitiva non manca certo la suspense (il finale non mancherà di sorprendere) e, soprattutto, il libro, come di consueto, è ben scritto (dettaglio questo non irrilevante). Con una scrittura sciatta il rischio sarebbe quello di trovarsi di fronte a un prodotto di kitsch deteriore.

Caldamente consigliato agli amanti della buona letteratura, del weird e del romanzo erotico. Disponibile sul sito delle Edizioni Hypnos: http://www.edizionihypnos.com/ e sui principali store on line, oltreché nel circuito delle librerie Feltrinelli.

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