Sono qui a recensire il primo grande disco rock di questa stagione e l'autore non poteva che essere Jack White, il legittimo erede della grande tradizione del passato dai Led Zeppelin ai Rolling Stones, al suo primo album solista. Sorprende che solo all'alba dei 36 anni l'ex White Stripes pubblichi il suo primo "solo album", un disco che dimostra la piena maturità ormai raggiunta dall'artista che in questo "Blunderbuss" (il nome deriva da una antica arma da fuoco simile alla colubrina) spazia dal rock al blues, dal garage al folk facendo emergere il suo talento e la sua grande poliedricità.

La prima metà del disco è di altissimo livello. I tra pezzi iniziali sono i più rock: la doorsiana "Missing Pieces", il brano più White Stripes del lotto "Sixteen Saltines" e il semplice e bellissimo riff di "Freedom At 21" su cui White si diverte a cantare-rappare come mai prima d'ora. Segue un tris di ballate indimenticabili: il primo singolo "Love Interruption", il valzer della title track e la sofferta "Hypocritical Kiss" in cui è chiaro il riferimento alla recente separazione dalla moglie Karen Elson. Nella seconda parte il disco vira su sentieri più pop e tende a calare un pò di livello. Si fanno comunque apprezzare la cover di Little Willie John "I'm Shakin'", la leggera melodia Paul McCartney-style di "Hip (Eponymous) Poor Boy" e la conclusiva "Take Me With You When You Go" in cui un riff cattivo e distorto si infila alla perfezione in un soave canto gospel.

Un'opera, dicevo, matura e poliedrica che potrebbe far storcere il naso a qualche fan dei White Stripes ma che conferma, se ce n'era bisogno, il talento senza tempo di Jack White.

Tracce chiave: "Sixteen Saltines", "Freedom At 21", "Love Interruption", "Hypocritical Kiss", "Take Me With You When You Go".

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