La recensione di questo ultimo progetto del singer Labrie era già presente, ma per mia soddisfazione personale, l'ho scritta perché la precedente esaltava anche troppo (anche con 3 misere stelle) il disco in questione.

Elements of Persuasion ha tutte le carte in regola per sfondare: ha un cantante che molti si sognerebbero, uno dei più importanti dell'intera scena prog mondiale; ha una sezione ritmica eccellente almeno su disco, con un Mike Mangini superlativo; ha un ispirato Matt Guillory che creava musica stupenda con i Dali's Dilemma; dal vivo ha un bassista che si chiama Andy de Luca che ha fatto vari tour con i SymphonyX; e poi ha la sorpresa di Marco Sfogli, nuovo talento italiano. Ma cosa non va nel disco?

Tutto o quasi. Soprattutto il suo richiamare troppo le sonorità Dream Theater non solo nel sound ma nelle composizioni stesse. Potreste accorgervene dall'opener "Crucify" che sembra in tutto e per tutto l'intro di "A Change of Seasons". Il disco scorre completamente tra riff e assoli che richiamano i 5 del teatro del sogno. Marco Sfogli è anche una nota abbastanza dolente in tutto il lavoro: ineccepibile tecnicamente ma realmente inutile dal punto di vista creativo, con i suoi assoli che tentano invano di copiare il maestro John Petrucci.
Solo nei brani calmi come "Lost" e soprattutto "Slightly Out of Reach" l'emotività della voce di Labrie e un azzeccato solo di Sfogli rialzano il tutto. Patetica l'ultima "Drained". Un elogio merita però "In Too Deep" solo per la parte finale del brano, e forse sarebbe stata l'ideale per chiudere l'album.

Continuo a dire: peccato. Peccato per le varie citazioni e per l'enorme influenza nu-metal e per l'enorme presenza di elettronica sul disco. Peccato perché Labrie canta bene e si sentirà dal vivo. Peccato davvero

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