E mentre attendevamo il nuovo album dei Dream Theater... nel frattempo girava nei lettori di molti amanti del quintetto il nuovo disco solista del vocalist James LaBrie.

Ed è un disco piuttosto interessante, sebbene la proposta di James LaBrie sia chiaramente di livello inferiore a quella della band di provenienza. Chi aveva ascoltato i precedenti due album (escludendo quindi quelli prodotti come Mullmuzzler) infatti sa benissimo che lo stile dei lavori solisti di LaBrie è decisamente meno impegnativo e più orientato verso il metal moderno e commerciale.

L'avventura solista vera e propria, ovvero quella che riporta semplicemente il nome del cantante, cominciò nel 2005 con "Elements of Persuasion" che colpì per il suo sound metal piuttosto diverso da quello dei Dream Theater, molto influenzato dall'elettronica e dall'approccio quasi nu-metal che a molti fece perfino storcere il naso (si ricordi la simpatica "sfuriata" di Richard Benson); poi passarono 5 anni e uscì quello "Static Impulse" che piacque un po' meno del previsto per via del suo sound sicuramente più pesante e accattivante ma meno ispirato a livello di idee.

Ed ecco che dopo tre anni il "formaggio" si presenta con questo nuovo "Impermanent Resonance" e devo dire che stavolta il colpo è azzeccato. Si tratta sempre di un disco piuttosto metal, molto alternative e moderno, sempre lontano dallo stile prog-metal tipico della sua band di provenienza, con brani sempre piuttosto vicini alla forma canzone. Ma è migliore di "Static Impulse" sotto diversi aspetti: propone riff meno cavernosi, meno death-oriented ma soprattutto è più vario nei suoni. Le tastiere e soprattutto i suoni elettronici tornano a rendersi più protagonisti, quasi ai livelli di "Elements of Persuasion"; forse quel disco rimarrà complessivamente migliore ma di spunti e di suoni interessanti qui ce ne sono abbastanza. In poche parole le idee ci sono e anche alla melodia sembra che stavolta vi si sia prestata più attenzione.

Personalmente è proprio la forte influenza elettronica che fa la differenza in questo disco, facendomelo piacere significativamente. I suoni cristallini della quasi nu-metal "Undertow" e di "Letting Go", quelli in loop di "I Got You", quelli più freddi di "Lost in the Fire", quelli più particolari di "Amnesia" e l'atmosfera più ricercata di "Holding On" sono elementi che si fanno notare ed apprezzare.

Meritano di essere menzionati anche i noti botta e risposta fra assolo di tastiera e assolo di chitarra, elemento che non si può non sottolineare quando si parla del LaBrie solista; quella tastiera così distorta al punto da sembrare veramente una chitarra, in molti all'inizio pensavano che fossero tutti assoli di sola chitarra prima che qualcuno glielo facesse notare (compreso il sottoscritto). È una caratteristica piuttosto strana ma che dà un fascino particolare al prodotto.

Qualche neo forse c'è ma non rilevante. Manca forse una vera ballata, di quelle intense, di quelle che si distinguono perché esaltano la melodia e la voce di James; "Say You'Re Still Mine" vi si avvicina ed emoziona parecchio ma il ritornello non suona tanto meno metal delle altre tracce. E poi proprio la voce di James non è valorizzata a sufficienza; sai un disco di un cantante non musicista dovrebbe mettere più in risalto le abilità vocali del nome in copertina, qui invece il vocalist sembra essere semplicemente uno qualsiasi dei musicisti che vi partecipano.

In sostanza comunque ci troviamo di fronte ad un album veramente godibile, non un capolavoro, ma comunque un disco metal ricco di melodie potenti ed orecchiabili e di spunti interessanti. Consigliato soprattutto a chi non ama l'approccio troppo tecnico del prog-metal e cerca qualcosa di meno impegnativo ma allo stesso tempo non banale.

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