Chi diavolo erano gli Janus? Gli Janus in questione (da non confondere con centinaia di omonime bands) erano un vecchio gruppo prog rock capitolino, gruppo fautore di un suono incerto ed acerbo, condito con un tocco di hard, di folk, di rock'n'roll e di dark sound.
Il gruppo, per diritto di cronaca, era "politicamente schierato" e non certo a sinistra. Gli Janus, infatti, furono i primi esponenti del rock neofascista italiano, il rock che si suonava nei cosiddetti "Campi Hobbit", il rock ad uso e consumo per chi in quelle idee ci credeva davvero, il rock di chi odiava il comunismo e di chi sognava un modo, apparentemente, popolato da simpatici guerrieri medievali e da buffe figure tolkieniane ma che, nella realtà dei fatti, tentava di rinverdire determinati scenari totalitari tipici del belpaese.
Fermo restando che queste idee sono quanto di più lontano possa esistere dalla mia visione del mondo e della politica, risulta comunque necessario specificare quale era l'orientamento politico del gruppo in questione. Non per evidenziare la mia presunta "apertura mentale" ma, piuttosto, per sottolineare una realtà di fatto: per gli Janus musica e militanza politica non erano due dimensioni separate. Proprio per nulla!
Ma parliamo ora di questo disco, disco spesso criticato ed altrettanto spesso osannato, ma quasi mai considerato in maniera obiettiva.
"Al maestrale" venne pubblicato nel lontano 1979 e fu un successo, principalmente, tra i cultori più attenti del prog rock italiano e tra chi, in un modo o nell'altro, simpatizzava per l'ambiente politico nel quale gli Janus si formarono. Come disco, detto in tutta franchezza, "Al maestrale" non è un nulla di straordinario ma nella sua semplicità, nel suo grezzume e nella sua incertezza fu in grado di offrire degli spunti abbastanza interessanti. Non stiamo assolutamente parlando di musicisti tecnicissimi come gli Area e non stiamo nemmeno parlando di una formazione navigata come i Goblin! Però è vero che i ragazzi in questione sapevano suonare del discreto e modestissimo progressive rock. Un progressive rock prevalentemente strumentale e dalle forte tinte "celtiche", contraddistinto da alcuni riffs hard e talvolta "punk oriented" (si veda l'inusuale "Manifestazione Non Autorizzata"), ma anche da strani intermezzi sonori dal sapore dark ("Il Ritorno Del Cavaliere Nero") e semi-noise ("Tempo Di Vittoria").
La produzione dell'album, tuttavia, è il vero punto debole! Capisco che, sopratutto ai tempi, per un gruppo di questo tipo era ardua impresa trovare un buon produttore ed un valido studio di registrazione. Capisco che, forse, i soldi a disposizione dei nostri non erano moltissimi. Capisco tutto ma, sinceramente, da un gruppo orientato verso il progressive rock si può e si deve pretendere di più a livello di resa e di pulizia sonora!.
Mi fermo qua perchè c'è poco altro da aggiungere. "Al Maestrale" non è un'opera fondamentale e non credo che abbia influenzato molti musicisti. Rimane però un disco emblematico e spesso discusso, un disco ricco di suggestioni tolkieniane e fiabesche che, forse, potrà piacere a chi ama un certo tipo di sonorità rare ed inusuali uscite, per l'appunto, dallo stivale che ci ospita.
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