Provo io a dare una recensione definitiva ad un album leggermente mimetico nella discografia Progressive....I Jethro Tull venivano da una fase in cui forse il vertice era gia stato toccato non tanto sul fronte della creativita ma dal punto di vista del successo....La band da Aqualung ,a Passion Play realizza i sogni da rock star...soldi ,concerti,tour...i tempi di This Was erano un ricordo...la critica era inaccontentabile...e secondo Ian Anderson era inutile mettere d' accordo fan e ed "esperti"...Diro' una cosa che non fara' piacere ma i Jetrho Tull almeno quelli dell epoca Progressive non sono mai stati una band di e per Ian Anderson...ascoltando i pezzi e' lampante come ogni musicista avesse un suo carisma e una sua impronta....Barriemore Barlow il piu grande batterista del giro...Jeffrey Hammond un animale da palcoscenico oltre che un gran bassista...John Evan un tastierista luminoso e di grande scuola...Martin Barre sicuramente responsabile di tutti i riff delle composizioni di Anderson...sbagliato dunque considerarela band come la creatura di un comunque grande leader...in quest' ottica va inquadrato Minstrel in the gallery...lasciamo perdere i testi,le fisse di Anderson e le noie dei critici contro il fenomeno..l album evidenzia lo stacco di un musicista che si sente incompreso e forse non piu motivato...e forse anche insofferente alla musica che la band ha realizzato finora....ne 'e la prova lo stesso War Child...album che poteva essre il piu bello della discografia ed invece 'e stato alleggerito dalle linee acustiche e dittatoriali di Anderson lasciando da parte grandi pezzi editi anni dopo..Minstrel descrive come la band ormai era dedita lavorare...Anderson in acustico e da solo da un lato e il resto della band dall altra...molti infatti i pezzi di bravura con e senza di lui....Le canzoni...Minstrel in the gallery...diviso in tre parti musicali...la prima acustica e cantautorale..e mai e poi mai folk come sempre si dice a fronte J.Tull..la seconda era un pezzo di bravura di Barre...aggressivo e strumentalmente prog era gia in concerto dal 73...questo fa capire come forse l album venne riempito per necessita...la terza parte un riff per forza sempre di Barre...molto hard ...il secondo pezzo Cold wind to Valhalla 'e un altro pezzo sicuramente acustico di Anderson al quale la band da la sua aggiunta...pezzo un po appesantito dall orchestra forse...Black Satin Dancer 'e la vetta del gruppo...anche perche strumentalmente originalissimo...anche qui la band realizza un vertiginoso assolo di gruppo...e Anderson a differenza di altri episodi piazza il flauto in assolo nel punto piu felice...Requiem apre una parte dell Anderson solista...che prosegue col duo Nothinat all ,one with Duck...tutto melodia Anderson e non della migliore...Baker St Muse 'e una nuova suite...tanto prog e tanto eccelsa dove tutto il gruppo 'e all unisono con Anderson....tanto rock tanto prog ottime leinee acustiche con sempre la band in agguato....un disco considerato brutto da molti per eccesso di tecnica...specie chi ha da sempre aprezzato i lavori piu morbidi come Stand Up o Aqualung...non il migliore ma nemmeno il peggiore del gruppo...insomma...un disco che ben poca fortuna avra tra le simpatie di Ian Anderson in quanto forse il gruppo ormai aveva una predisposizione a dominare la canzone con interludi strumentali che dal successivo lavoro verra' meno.....un disco molto rock molto prog e quindi per pochi ....
Carico i commenti... con calma