Dopo il grande successo di Aqualung, i Jethro Tull a quanto pare sperimentano la via progressiva senza problemi, pubblicando un album con due ottime suite strumentali che ingolosiscono l'ascoltatore amante di questo eccellente gruppo inglese.

Alla Batteria stavolta c'è Barlow, che decisamente non fa rimpiangere Bunker, la formazione oltre questo piccolo cambiamento non porta differenze da Aqualung, il tutto viene accompagnato da questo concept album che racconta le gesta di un bambino prodigio che inizialmente sembra destinato ad ogni buon fine, ma invece non riesce a raggiungere la vetta per un piccolo errore tecnico.

Anderson sicuramente ha imparato a muoversi ed a elaborare sempre maggiormente il suono, fin dai primi minuti la sua chitarra accarezza l'orecchio dell'ascoltatore per poi immergerlo nel viaggio di questa avventura ove anche Evan con la sua tastiera avvolge il suono nell'atmosfera camaleontica delle suite. Numero uno in Bretagna, ma qualcuno non è ancora convinto del buon risultato, decisamente la prima parte sembra più lineare e ascoltabile, la seconda invece più disorientante ma non per questo meno interessante.

In conclusione è un album dal gusto sottile, dove la lunghezza delle canzoni non è mai sembrata cosa così breve. Ottimo davvero Barlow, Anderson stavolta si presenta anche come un buon chitarrista con l'intro della prima traccia oltre che eccelso flautista, Barre non perde i suoi riff, e Evan dona l'atmosfera giusta con pochi tasti, interessante il testo ricco di doppi sensi e citazioni.

Alto livello di musica progressiva.

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