Quella ragazza in copertina che alza leggermente la sua gonna, il ragazzino genietto che viene premiato, l'uomo alzato che gli consegna il premio, le due signore alzate che guardano il tutto, l'articolo che narra ciò che accade, il foglio di giornale che parla di questo evento, questa è storia... La storia di quel bambino prodigio premiato. La storia della bambina che alza la gonna. La storia e gli avvenimenti che hanno dato alla luce questo gioiello, quest'opera d'arte suprema.
Siamo nel lontano 1972, e i Jethro Tull dopo il clamoroso successo di Aqualung, pubblicano ‘'Thick As A Brick‘'. La band voleva pubblicare un album tipicamente progressive-rock, e il risultato è stato ottimo. L'album è composto da due lunghe suite nelle quali ci sono tutti gli elementi per dar vita ad un capolavoro. In questo periodo entra nel gruppo il nuovo batterista, Barriemore Barlow che rinnova decisamente il sound della band.
Per quanto riguarda la copertina, i Jethro Tull hanno avuto un'idea brillante, e anche all'interno del disco vi sono vignette con scherzi fatti dalla band. Tutto questo ha impegnato molto i Tull, non solo durante le registrazioni del disco. Lo stesso Ian Anderson affermò che dopo le registrazioni il gruppo si riuniva per decidere come gestire la storia del ragazzino, ma soprattutto per vedere se la copertina era adatta davvero al disco.
I Jethro Tull a livello compositivo hanno avuto un'idea profondamente originale, infatti mai nessun gruppo fino a quel periodo aveva fatto qualcosa del genere. Solo l'anno prossimo, nel 1973 sarebbe stato pubblicato ‘Tabular Bells‘ di Mike Oldfield. Anche questo fattore ha giovato all'enorme successo dell'album. Un album che all'epoca suscitò molte reazioni della critica, anche negative. Molti sostenevano che il fatto di aver inciso una suite così estesa voleva nascondere in parte la scarsa vena creativa della band. Altri ancora dicevano che sarebbe stato un disco storico, che avrebbe influenzato intere generazioni. Il tempo ha fatto diventare ‘'Thick As A Brick‘' un album seminale nella storia del progressive-rock, dal quale molte band hanno attinto a piene mani.
Dal punto di vista musicale l'album propone il classico stile dei Jethro Tull, caratterizzato da un suono molto melodico con la chitarra acustica sempre in primo piano. Il flauto ormai divenuto lo strumento che identifica Ian Anderson, mai come ora suonato in maniera impeccabile. Assoli di flauto dolcissimi e davvero belli che qua e là irrompono all'improvviso nei due pezzi. La chitarra di Martin Barre che incide davvero molto su tutta la suite con un suono a tratti melodico, a tratti più rock. Le tastiere e il pianoforte che sono presenti in tutti e due i brani accompagnano al meglio le performance strumentale della band. E infine la batteria di Barlow che da il ritmo e irrompe con passaggi veramente stupendi. Il tutto miscelato e unito in maniera egregia, suonato alla perfezione e registrato ottimamente.
Questo è un album che ha lasciato un segno indelebile nella storia del rock. Con un suono all'epoca innovativo e originale. Una trovata brillante quella della copertina che ha incuriosito intere generazioni. Musica che ha influenzato per anni e anni, un disco profondo, melodico, ispirato, insomma uno degli album più belli della storia del progressive-rock.
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