La mancanza di colonna sonora che riempie di silenzio le scene, le pochissime parole pronunciate e nessuna di esse inutile, l'enormità del tema trattato, danno a questo film un'aura di solennità che mi spinge a rispettarlo come pochi altri. Se questo film fosse un uomo, sarebbe un vecchio silenzioso e pieno di saggezza.
Ovviamente, "Non è un paese per vecchi" è solo un film. E quello che scriverò è solo quello che ha trasmesso a me, frutto delle mie letture, e soprattutto delle mie convinzioni.
Anzitutto, ciò che colpisce all'inizio è che si tratta di un film all'apparenza insignificante. Basterebbe comprare qualche macchina, affittare un motel, e poco altro, e lo potremmo girarlo anche noi senza troppa fatica. Se non ci fossero alcune battute essenziali, il film sarebbe una banale caccia al ladro, e la contemporanea caccia all'assassino, un villian inquietante come pochi. Anche le battute non sono assolutamente cervellotiche.
È un film fatto di tanti piccoli sassolini. Dopo un paio d'ore, però, ti accorgi che con i sassolini, i Coen hanno costruito un castello. Un capolavoro basato sul nulla.
Da questo momento in avanti userò i veri nomi degli attori: Tommy, Javier e Josh.
Chiariamo subito: il vero protagonista del film è Josh non Javier, che è una figura importante ma secondaria. È Josh il centro del film, colui che rappresenta l'uomo comune, quello che elegantemente si chiama antieroe meno elegantemente si chiama "mezza figura", il mezzo uomo, né buono né cattivo, di cui è pieno il mondo.
La scena fondamentale è quella in cui Josh rifiuta di andare a cercare l'acqua per il povero moribondo nella Jeep. Tutti i suoi guai cominciano da questo atto di egoismo, ancor più che dalla valigetta.
La sera, tornato a casa, non essendo cattivo, è ovviamente sopraffatto dal senso di colpa. La sua parte buona viene alla luce. Se fosse stato cattivo fino in fondo e avesse respinto il rimorso, non sarebbe tornato nel luogo della strage e avrebbe avuto ancora possibilità di salvarsi (c'è ancora di mezzo la trasmittente nella valigetta). Allo stesso modo, se al mattino fosse stato buono fino in fondo, e avesse cercato l'acqua, non ci sarebbero stati sensi di colpa la sera. Josh, invece, ritorna sul luogo del misfatto . Il numero del telaio della sua auto lo mette in scacco definitivamente. Il resto sarà solo una lenta attesa della morte.
Josh non è cattivo è solo un banale egoista e per questo motivo Javier sa che l'avrà vinta "perché ha pensato a salvare solo se stesso". Una frase di altissima moralità - evangelica.
Il monologo finale di Tommy Lee Jones è il capolavoro nel capolavoro. Per asciuttezza, Jones sembra il grande Spencer Tracy. I Coen hanno detto: "Solo pochissimi attori potevano farlo in quella maniera". Solo un grand'uomo può darti una lezione, senza scadere nella predica.
Si conclude così un capolavoro, uno dei pochi film apprezzati contemporaneamente da pubblico, critica e dall'Academy.
"Non è un paese per vecchi" non è un film moralista , in quanto supera la semplicistica dualità buono-cattivo, anche se il bene e il male sono distinti - come in pochi altri film. L'immorale Javier sopravvive come il morale Tommy è l'amorale' Josh che finisce male. Dunque, non è un film che ci invita, moralisticamente, ad essere buoni.
È, invece, un film morale, perché ci invita a prendere una posizione - ed è qui la sua grandezza. Ci dice di smettere di stare al centro della strada, ma di scegliere un lato su cui stare giusto o sbagliato che sia. Il succo del film è nella memorabile frase di Javier nell'agghiacciante scena del bancone: "SCEGLI!".
Un film tanto antimoralista quanto morale.
Nella novella che ha ispirato il film, ad un certo punto, appare il libro dell'Apocalisse. Il passaggio dell'Apocalisse che questo film mi ha riportato alla mente è: "Tu non sei né freddo, né caldo. Tu sei tiepido. E io ti vomito". (Ap 3, 16).
Vedere questo film è stata una frustata alla mia mediocrità.
Per quello che ha dato a me, tra i massimi di sempre - anche se so che è ingenuo dirlo di un film che ha solo 5 anni.
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