https://www.youtube.com/watch?v=i4KBohkaHDE&list=PLNPGM2D7aODd4hZKqwBxWVUpfh4HbnJ7R

Non so fino a che punto abbia senso recensire oggi un album iconico e popolare del 1976, come è Hejira. Quasi 50 anni che va sulle radio. Si può dire forse che non ha perso di attualità e di originalità. E' stato un disco in anticipo sul resto del mondo, che ha fatto scuola senza mai essere clonato. Probabilmente è un seme talmente raffinato da avere radicato solo dove valeva la pena che desse frutto, quindi altre artiste (e artisti) che non hanno rinunciato alla propria originalità.
Questo disco si situa un po' dopo la Joni Mitchell songwriter, quella forse più celebrata tuttora, quella degli inizi, quando balzò all'attenzione mondiale sicuramente per la qualità delle sue liriche e per le armonie insolite che otteneva dalla sua spontanea libertà di accordatura della chitarra.
Una donna che scriveva bene, di esperienze femminili, che amava il suono l'armonia, in prima persona, scriveva tutto lei. Boom.

Hejira è il terzo disco di un periodo successivo, dicevo. I testi rimangono da songwriter, sempre più sicura di sè, mentre la musica non le basta mai. Si unisce principalmente agli L.A. Express, gruppo bello da estasi del jazz e del pop jazz. Con loro porta sul mercato - per niente annoiato - degli anni '70 tre dischi importantissimi, dei quali Hejira è l'ultimo, il più maturo, senz'altro. Al disco partecipa anche Jaco Pastorius, mentre alla turnè c'è sempre Jaco ma anche Pat Metheny. Poi Lerry Carlton, Max Bennet, ma questi sono "semplicemente" gli L.A. Express...
A questo punto si potrebbe parlare di come è stato scritto e di cosa parla, c'è leggenda e storia, ma non lo farò perchè è inutile che lo faccia io.
Chiudo infatti qui tutta questa sezione, che era solo il preambolo. E parlo di me.

Scoprii questo disco quando vagavo ovunque per le strade della giovinezza con la mia Giulietta dallo stereo acquistato ai Quartieri Spagnoli in seguto ad una lunga storia che mi portò anche a Napoli. Canalizzazione americana della sezione radio, chissà da dove veniva...
Non so perchè, era fine anni '80, passarono Coyote su una radio privata nazionale. C'era un mucchio di musica "fresca" disponibile in quel periodo, e già i passaggi in radio si facevano pagare, e poi non andava certo di moda il revival che c'è adesso. Chissà perchè. Ci vuol cuore nella vita, qualche volta si incappa in qualcuno che ne è provvisto.
Mi ero perso la presentazione del brano, sempre che ci fosse stata, e così iniziai a girare i negozi di dischi della città cercando di spiegare ai commessi questa linea di basso enorme e bellissima che non c'era una simile da nessun'altra parte, e poi il pezzo di testo "the white line of the free way", che era abbastanza facile, chissà che non mi abbiano preso per il culo per vendermi altri dischi, magari passandosi parola fra loro... Meglio così, comunque, perchè nella ricerca della cantautrice americana (che in realtà è canadese) scoprii Carole King, Carly Simon, Laura Niro e altre.
Scovata Joni Mitchell, mi misi alla ricerca degli L.A. Express, introvabili. Fu lì che feci la mia prima adsl, che forse era ancora un ISDN, e imparai la religione dello scaricamento da emule.

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